Il successo commerciale fra competenza e fortuna

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È provato che le persone che sembrano più fortunate sono quelle più pronte a cogliere le opportunità. Come imboccare il nuovo anno con il piede giusto verso il successo

Ci sono dei momenti particolari in cui bisogna decidere se essere positivi o pessimisti, secondo il classico esempio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Questo avviene soprattutto all’inizio di un nuovo anno, ma anche quando si avvia un’impresa commerciale oppure si decide che è arrivato il momento di girare pagina e dare una svolta alla propria attività. In ogni caso a un certo punto ci si trova di fronte a una questione importante: per ottenere un risultato positivo, quanto conta la competenza e quanto invece è affidato al caso e alla buona sorte? L’idea di fortuna esiste da sempre. Gli antichi la immaginavano come una dea che crea il destino in modo imprevedibile, poi in ogni tempo ne hanno discusso i più grandi pensatori. In tutti i Paesi si è sempre creduto alla fortuna, talismani e oggetti scaramantici sono presenti ovunque. E non è solo un fatto di tradizioni antiche: il marchio Toyota è nato dalla modifica del precedente Toyoda, perché ì il nuovo ideogramma era composto da una serie di segni e pennellate ritenuta più fortunata. Le Olimpiadi di Pechino iniziarono l’8 agosto 2008, alle otto di sera, dato che per i cinesi l’8 è un numero fortunato. Gli esempi sono infiniti: Trump stesso si definisce “superstiziosissimo”, e si sa che molti personaggi dello spettacolo e campioni dello sport credono alla fortuna.

 

UNA FORTUNA PILOTATA

La scienza spiega che qualcosa di vero c’è, ma in un senso molto diverso. Ricercatori delle Università della California e di Colonia hanno spiegato recenti esperimenti. In un primo test, a metà dei volontari è stata consegnata una normale pallina da golf; all’altra metà è stata consegnata una pallina identica, accompagnata però dalla dichiarazione che si trattava di una pallina fortunata. L’obiettivo per tutti era quello di andare in buca con un solo colpo. Come risultato, i detentori di palline cosiddette “fortunate” sono riusciti in misura assai maggiore.

In un secondo esperimento, mentre eseguivano un altro esercizio, un gruppo di giocatori riceveva un incitamento dallo sperimentatore che li incoraggiava dicendo: “Tengo le dita incrociate per portarti fortuna”. Anche in questo caso i giocatori rassicurati hanno ottenuto risultati molto migliori.

La conclusione della ricerca, molto estesa, ha dimostrato che ovviamente non sono i portafortuna o i gesti scaramantici ad accrescere davvero le possibilità di successo in una qualsiasi impresa. La verità è che gli incitamenti e le rassicurazioni attenuano l’ansia da prestazione, regalano sicurezza e fiducia in se stessi, favoriscono concentrazione sugli obiettivi, aumentando la potenzialità di raggiungere le mete prefisse.

L’idea di fatto coincide con l’effetto placebo in medicina, ma a noi interessa, in ambito commerciale, capire come la nostra mente ragiona e si mette in relazione con l’idea di caso e “fortuna”.

 

UNA CONDIZIONE MENTALE

Per capire i meccanismi mentali, lo psicologo R. Wiseman, dell’università dell’Hertfordshire, ha analizzato un campione di 400 persone e ha scoperto che tutti quelli che si ritenevano “fortunati” pensavano di avere il doppio di possibilità di successo in tutto, compresa la vincita in una lotteria, rispetto agli altri.

Wiseman ha analizzato la personalità degli individui “fortunati” in base a una delle teorie più accredita te, quella dei Big Five. Dall’analisi è emerso che tra “fortunati’ e “sfortunati” non c’è differenza per quanto riguarda i primi due fra i vari tratti presi in considerazione: l’amichevolezza (essere cortesi), e la coscienziosità (essere tenaci e scrupolosi). Le differenze sono tutte negli altri step. Infatti, le persone che si ritengono “fortunate” sono più estroverse, sorridono più spesso, guardano più frequentemente gli altri negli occhi, incontrano più gente e mantengono più contatti. Sono più rilassate, più aperte agli stimoli esterni e ai vantaggi inattesi. Quindi si mettono in condizione di cogliere più opportunità.

 

LA FORZA DELLA PERSONALITÀ

Alla fine risulta che i “fortunati” sono più aperti alle nuove esperienze, evitano la routine, non sono spaventati dagli imprevisti. Notano i fatti positivi perché se li aspettano. Mantenere un atteggiamento aperto e aspettarsi qualcosa di buono è un buon punto di partenza, da integrare, certo, con doti di impegno e professionalità.

Lo diceva anche Louis Pasteur, che di invenzioni e scoperte se ne intendeva: «il caso favorisce la mente preparata. Cioè le persone che sono, insieme, esperte e aperte».

Tutto ciò è qualcosa di diverso del pensiero positivo predicato da molti manuali di crescita personale, secondo cui ci si può, in diversi modi, in ogni caso autoprogrammare per diventare fiduciosi, ottimisti e ottenere il successo desiderato, a prescindere dai fatti oggettivi.

La rivista Psychology Today spiega che la ricerca di Wiseman si basa sul fatto che le persone ottimiste prestano più attenzione a tutto ciò che rafforza la loro personale convinzione e ragionano in termini di fortuna perfino in circostanze avverse.

In pratica, la scienza conferma quello che l’esperienza ci mostra, cioè che le persone che si ritengono fortunate sono più pronte a cogliere le opportunità.

 

Meglio sentirsi ottimisti e fortunati

In realtà, nonostante i problemi, sono essenziali alcuni punti fermi: essere pronti nel cogliere al volo le occasioni, sperimentare con curiosità e spirito imprenditoriale, saper abbandonare vie improduttive, accettare le crisi come fasi da superare, traendo spunti utili dagli errori.
Nel lavoro le difficoltà saranno sempre inevitabili, però deprimersi e rassegnarsi a tutto è un errore. Accettare gli imprevisti con serenità, cercando una soluzione, invece, è il modo giusto di padroneggiare il destino e raggiungere con più probabilità quella buona sorte che nessuno ci regala e dobbiamo conquistare.

 

Leggi l’articolo su AgriCommercio & Garden Center n. 1/2018

L’edicola di AgriCommercio & Garden Center

 

 

Il successo commerciale fra competenza e fortuna - Ultima modifica: 2018-01-23T12:58:28+01:00 da Barbara Gamberini

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