Ci avviamo verso la conclusione dell'anno con un mercato dei concimi praticamente immobile e i consumi pericolosamente statici, nonostante proveniamo da uno dei peggiori anni di sempre in termini di vendite per tutti i settori (vedi tabella consumi Istat). La pratica di aspettare fino all'ultimo minuto prima di effettuare gli acquisti è sempre più diffusa, ma comporta rischi, soprattutto per quei prodotti che hanno poche alternative sul mercato, come i concimi molto specialistici oppure i prodotti commercializzati solo da un’azienda.
La vecchia regola del costo marginale
Ricordiamo i pessimisti che, all'inizio delle ostilità in Ucraina, prevedevano la scomparsa di alcuni tipi di concimi e la difficoltà di rifornimenti. In realtà tali ipotesi non si sono verificate e i consumi sono diminuiti principalmente perché i prezzi non giustificavano l'investimento: quasi tutti i concimi di largo consumo erano arrivati a superare i 1000 €/t e il valore delle produzioni agricole non ne giustificava l’acquisto. È prevalsa la vecchia regola di investire in un mezzo tecnico solo fino a quando il costo marginale eguaglia almeno la produzione marginale.
Risparmiare, ma con intelligenza
Riteniamo che ci siano ancora imprenditori agricoli che ricordano le esperienze del biennio 2008-2009, dove la scelta di ridurre gli investimenti in fosforo e potassio a favore dell'azoto era predominante. Molti potrebbero essere stati scottati da tali decisioni e, quindi, affrontare le difficoltà con mentalità diversa ma temiamo che ci saranno anche operatori che avranno il medesimo approccio che ha poco di agronomico e tanto di gestione del risparmio.
Per il momento niente scossoni
Mentre il 2023 volge al termine, non prevediamo particolari scossoni nell'ultimo tratto della catena distributiva, a meno che non si verifichino situazioni eccezionali esterne al settore.
Eventi come la chiusura temporanea del sito produttivo di Ferrara da parte di Yara Italia, a causa dell'aumento del costo del gas naturale, o le attente valutazioni degli importatori in relazione al rapporto di cambio e alla situazione economica globale, potrebbero influenzare i vertici del settore. I dati del grafico evidenziano variazioni percentuali nei prezzi internazionali di alcuni prodotti, con una fase in calo per l'urea, mentre il 18/46 e il cloruro di potassio mantengono stabilità. Queste diverse tendenze potrebbero acuire i problemi di riduzione dell'impiego di alcune tipologie.
Legenda: Ugr.Naf.=Urea granulare Nordafrica; 18/46 Naf.= concime NP 18/46 Nordafrica; i valori sono rapportati all’€uro e si riferiscono a merce franco partenza; MOPcif=cloruro di potassio, riferito a merce franco arrivo Italia. Fonte: Silc Fertilizzanti
Si rafforza l’euro
Le quotazioni nazionali, non sempre allineate con il mercato globale, sono attualmente influenzate dal rafforzamento dell'euro, determinando una leggera riduzione dei prezzi locali. Questo tentativo potrebbe incentivare gli acquisti, se prende corpo l’idea che si tratti di una situazione temporanea e che i prezzi ritornino presto ad aumentare già nelle prossime settimane considerando che, storicamente, i primi mesi dell’anno sono stati spesso caratterizzati da quotazioni in rialzo.
È importante sapere che…
Concludiamo con qualche annotazione specifica per prodotto. Dalla metà di settembre la differenza di prezzo fra urea e nitrato ammonico 26/27 si sta riducendo, rendendo la prima ancora più conveniente per le operazioni di azotato di cereali in autunno e inverno. Mentre il prezzo del 18/46 ha registrato aumenti significativi dalla fine di agosto, i valori del perfosfato semplice sono rimasti pressoché stabili, suggerendo un vantaggio per questo concime dal prezzo psicologicamente attraente. Queste considerazioni torneranno utili all'inizio del 2024.
