Il tappeto erboso ha sofferto enormemente nelle zone italiane dove l’estate è stata lunga, torrida e siccitosa, praticamente da Piacenza in giù. Ora la vista è quella di prati secchi, gialli, sconsolanti. Non migliorerà nei prossimi anni, perché gli studi climatologici dicono che l’anticiclone africano stazionerà sempre più spesso sull’Europa intera e le precipitazioni, durante tutto l’arco dell’anno, saranno sempre più scarse.
E poco importa se, nel 2023, il Nord ha visto un eccesso di precipitazioni con terribili alluvioni: è una condizione che potrà riverificarsi negli anni successivi, ma più probabilmente ci attenderanno estati sostanzialmente afose e secche. E non sarà una soluzione neppure dotarsi di cisterne e bidoni di recupero acqua, perché questo sarà un liquido sempre più prezioso. Quindi il “problema prato” va arginato alla radice (letteralmente), pensando – anche – a soluzioni alternative alle Graminacee da tappeto erboso.
Alternative ne esistono parecchie, a partire dal “prato fiorito”, ossia erbacee annuali e perenni che fioriscono per tutta l’estate con un solo sfalcio a ottobre. Oppure le piante sempreverdi, a bassa manutenzione (non richiedono lo sfalcio né altre cure), resistenti al freddo (tranne che sull’arco alpino), al caldo torrido, alla siccità, e che per giunta fioriscono, seppure non in maniera eclatante. Il “rovescio della medaglia” è che queste ultime non permettono un calpestamento intenso come quello determinato dal gioco del calcio (o di bambini particolarmente scatenati), ma è veramente l’unico loro fattore limitante…
Ecco 5 possibilità, per il Nord e il Sud, il sole e l’ombra, da consigliare per sostituire l’erba del prato.
Cinque piante tappezzanti come alternative al tappeto erboso
Achillea crithmifolia
È una vivacissima tappezzante dalle foglie grigio-verdi, finemente incise, morbide e vellutate, delicatamente aromatiche, fra le quali in giugno-luglio spiccano le infiorescenze color crema, amatissime da api e farfalle, il tutto per un’altezza massima di 20 cm.
Accestisce (cioè si allarga) rapidamente grazie a un robusto apparato radicale che permette anche il consolidamento di piccole scarpate.
Ideale in pieno sole o mezz’ombra, su terreni aridi, poveri, sassosi (comunque ben drenati), anche lungo le coste perché non teme la salsedine, o in alta montagna perché resiste al gelo. Una volta affrancata, sopporta la siccità anche prolungata.
Verbena Tapien
Ha anch’essa foglie frastagliate, pelosette, di colore verde scuro a formate un denso tappeto “di pizzo” sul quale da giugno a settembre compaiono corimbi di fiorellini di vari colori, dal rosa al viola, dal salmone al bianco e al rosso, anch’essi molto apprezzati dalle farfalle e altri insetti.
Ramifica rapidamente ed è alta fino a 20 cm. È consigliata per zone miti, dove supera agevolmente l’inverno. Preferisce terreni con una certa fertilità (in alternativa va concimata in primavera e autunno con un prodotto granulare a lenta cessione per giardino) e ben drenati. Richiede sempre qualche annaffiatura in primavera-estate se non piove a lungo.
Erigeron karviskianus
È la classica margheritina alta (20-25 cm) di campo, in fiore da aprile a ottobre, richiestissima anche lei da api e farfalle. Con le foglie verde scuro, lanceolate e dentellate, richiede una messa a dimora un po’ più lassa perché forma cespuglietti molto densi e allargati.
Consigliata fino alla Val Padana compresa (resiste fino a –5 °C), è perfetta su terreni poveri e sassosi, ma anche su muretti, rocce e scarpate, preferibilmente in pieno sole ma anche a mezz’ombra. Trascorso l’affrancamento, non chiede più acqua (anzi, teme i ristagni!). In novembre si possono tagliare gli steli sfioriti per riordinare il manto verde.
Lippia nodiflora
Chiamata anche Phyla nodiflora è spontanea nelle zone con clima mediterraneo ed è, fra queste, quella più calpestabile: i rametti allungati, muniti di foglie piccole color verde smeraldo, sono piuttosto resistenti, anche quando si riempiono di minuscoli fiorellini bianco-rosati, per un’altezza complessiva inferiore ai 10 cm.
Adatta a zone miti, vive in posizioni soleggiate o a mezz’ombra, anche su terreni poveri e su scarpate che consolida facilmente con le radici profonde. Non teme la siccità. Esiste anche nella formula “prato in rotoli”.
Frankenia laevis
È spontanea nei litorali rocciosi mediterranei: sopporta perfettamente la salsedine, anche nell’acqua, ed è quindi adattissima ai giardini costieri. Le foglie minuscole, di colore verde scuro, si addensano sui rami striscianti a formare densi cuscinetti bassi, molto eleganti.
Durante la stagione fredda il fogliame assume una colorazione rossastra e in caso di gelo (fino a –15 °C) la parte aerea muore per poi ricomparire in primavera. Tollera anch’essa un moderato calpestio e un’intensa siccità, sempre perché le radici vanno in profondità (ideale anche per pendii da trattenere). Sta bene anche in ombra luminosa, oltre che in pieno sole.
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Messa a dimora adesso
Tutte le specie descritte non si trovano in vendita sotto forma di sementi, bensì come piantine già pronte, spesso in plateaux alveolati (decisamente più economici rispetto al singolo vasetto).
Ciò significa che vanno messe a dimora una per una, in genere con una densità di 10-15 piantine per metro quadro: questo comporta un bel lavoro da parte del cliente, ma voi rivenditori potete mettere loro a disposizione il vostro personale giardiniero addetto alle manutenzioni.
Anche perché, prima, è necessario rimuovere tutti i residui del vecchio tappeto erboso, nonché lavorare la fascia superficiale del terreno, incorporandovi anche un buon concime organico (per es. stallatico secco in ragione di 300 g/mq), e poi fresarlo o livellarlo, in modo che sia fertile e soffice per accogliere le radici delle nuove piantine.
L’epoca migliore per l’operazione è l’autunno: nel mese di settembre si rimuove la copertura erbosa precedente e si lavora la terra, mentre in ottobre si mettono a dimora le piantine, confidando anche in una qualche pioggia novembrina. In mancanza, si bagna bene all’impianto e nel primo mese, mentre durante questo primo inverno si interviene con irrigazioni di soccorso se non piove per più di 15 giorni.
Così facendo le piante si affrancheranno per la prossima primavera-estate, quando basterà annaffiarle circa una volta a settimana.
Il prato fiorito
La migliore alternativa al “prato all’inglese” è la semina del “prato fiorito” o “prato naturale”, miscugli di sementi che mescolano Graminacee rustiche (inadatte da sole a formare un prato ornamentale) con piante erbacee perenni da fiore, che si possono scegliere fra quelle “da sole, da ombra, mediterranee, alpine” ecc.
La presenza di numerose specie, alle quali altre del luogo si aggiungeranno negli anni, fa sì che il tasso di riuscita sia molto elevato, pur con una manutenzione ridotta al minimo (uno sfalcio e due concimazioni, irrigazioni minimali).
Certo, non è il prato all’inglese, anzi: la sua bellezza sta nella fioritura, tra maggio e luglio, delle specie che lo compongono, e se ci si deve passare, giocare o sdraiarsi, lo si fa in mezzo agli steli alti, che tali rimangono finché non si procede allo sfalcio dopo la fioritura. E poi si deve tollerare che, negli anni, alcune specie spariscano e altre ne arrivino, non necessariamente più belle...
Però è una copertura fitta, viva e soprattutto stabile in buona parte delle situazioni, pur non essendo “erba”: è quanto di più simile – ma economico – possa esistere rispetto al classico prato!
Leggi le schede tecniche sulla rivista Agricommercio e Garden Retail n. 5/2023
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