L’erba medica è senza dubbi la regina delle foraggere, per i suoi riconosciuti pregi e le potenzialità. Tuttavia le aspettative vanno gestite come sempre con cautela.
La coltura della medica ha certamente agevolato negli ultimi anni molti agricoltori nel fare fronte agli obblighi di diversificazione e di greening. Se guardiamo però alle statistiche Istat, la coltura in Italia ha perso ulteriore terreno: erano circa 750mila ha nel 2010, vengono indicati 665mila ha per il 2018.
Siamo ben lontani dagli 1,3 milioni di ettari degli anni ‘80, scesi poi a 850mila ha negli anni ‘90 del secolo scorso; ma intanto dobbiamo sottolineare quanto il panorama delle aziende agricole sia profondamente cambiato.
La produzione viene spesso indicata come un elemento importante per avere un bilancio positivo ovviamente nell’ambito di un ciclo colturale di almeno 4-5 anni. Questo non può tuttavia essere sempre garantito.
Il Comitato economico per la moltiplicazione delle sementi foraggere, che è stato istituito nell’ambito del Contratto quadro nazionale per la moltiplicazione delle sementi di foraggere sottoscritto a fine 2013 tra le Aziende sementiere (Assosementi) e il Consorzio delle Associazioni moltiplicatori sementi (Coams), ha fornito di recente alcune valutazioni sulla nuova campagna 2019.
In particolare ha fissato nella misura di 1,35 €/kg di seme il prezzo orientativo per il prodotto della nuova campagna, ma soprattutto ha di nuovo sollecitato gli agricoltori – dopo un analogo warning nel corso della scorsa campagna – a non puntare eccessivamente sulla produzione di seme.
In altre parole, abbiamo prodotto troppo seme, i mercati nazionale e internazionale non lo assorbono, i magazzini sono pieni, quindi evitiamo di produrne di nuovo!
Il contratto interprofessionale
Dopo diversi tentativi, un contratto quadro per la moltiplicazione delle sementi di foraggere è stato definito nel dicembre 2013 tra le aziende sementiere, rappresentate da Assosementi, e gli agricoltori moltiplicatori di sementi, riuniti nel Coams, con l’obiettivo di consolidare e qualificare la produzione in funzione sia del mercato nazionale che di quelli internazionali.
Accanto ad un deciso rafforzamento delle relazione interprofessionali, il contratto ha stabilito tre opzioni per il prezzo di liquidazione del seme prodotto dal coltivatore:
- un prezzo fisso stabilito tra le parti al momento della sottoscrizione del contratto;
- un prezzo cosiddetto interprofessionale, definito da un “Comitato economico moltiplicazione sementi foraggere” disciplinato all’interno dello stesso contratto quadro;
- la media delle rilevazioni dalla Borsa merci di Bologna nel periodo settembre-novembre.
Il Comitato economico interprofessionale ha iniziato ad operare nel corso del 2014, arrivando ad indicare - al termine di ogni campagna di moltiplicazione e ritiro del prodotto - il prezzo di liquidazione del seme ritenuto più adeguato vista la situazione e le prospettive di mercato, nonché per una giusta remunerazione del coltivatore moltiplicatore.
Obiettivo dell’accordo interprofessionale era anche quello di cercare di mettersi alle spalle i ripetuti fenomeni distorsivi che per anni hanno penalizzato il settore delle sementi di foraggere (ad esempio, gli scambi di sementi (non certificate) per “uso zootecnico”, le importazioni da paesi terzi privi del requisito di equivalenza, un ampio utilizzo di sementi non ufficialmente certificate), puntando a dare stabilità ad una produzione che presenta buoni presupposti ed eccellenti professionalità, sia a livello di campagna che commerciale.
Accantonati gli ecotipi di erba medica, per i quali in passato era addirittura accettato l’impiego di “seme aziendale” per ottenere la certificazione in campo del moltiplicato, il ministero delle Politiche agricole è finalmente arrivato ad estendere anche alle foraggere, nel 2017, l’obbligo della presenza di un contratto di moltiplicazione tra l’agricoltore ed un’azienda sementiera.
È stato cioè accolto pure in questo settore il principio che non può essere l’agricoltore a decidere quando produrre seme, per poi andare sul mercato ad offrirlo alle aziende sementiere, ma che sono quest’ultime ad essere responsabili dell’intera filiera di produzione. Come peraltro già stabilito fin dal 1991 per le sementi di cereali a paglia.
L’eccesso di produzione
Il fabbisogno annuo di seme di erba medica del mercato italiano può essere stimato sulle 4-5mila t di prodotto (sommariamente, 700mila ha di medicai, 30 kg di seme per ha, un turno di rinnovo ogni 4-5 anni).
La produzione certificata di seme di erba medica, guardando i dati ufficiali di certificazione del Crea-Dc (ex Ense), negli ultimi anni ha raggiunto e superato le 10mila t, con la punta di 14.500 t nel 2017. Tre volte di più del nostro fabbisogno interno!
La produzione è aumentata del 150% tra il 2014 e il 2017. Lo scorso anno c’è già stato un primo assestamento, con una contrazione del 25-30% circa nella quantità di seme certificato (vedi grafico).
E comunque, senza prendere in considerazione il seme non certificato, che sfugge da questi dati e che incide considerevolmente. Si può stimare infatti vicina al 20% la produzione in natura che non viene certificata, e ad un 40% il seme non certificato a sua volta impiegato dall’agricoltore.
Sono quindi le esportazioni di seme di erba medica a trainare e tenere in piedi il settore (vedi grafico).
Nel 2016 hanno toccato un picco di 10.500 t (con un + 150% sul 2009), ma poi sono diminuite nei due anni successivi, dato che paesi importanti come Canada e Australia hanno recuperato quote nell’export e altri come l’Argentina e l’Arabia Saudita hanno invece ridimensionato il loro import.
C’è ancora fiducia
Alla luce dei dati citati e della situazione di grave impasse in cui si trova oggi il mercato delle sementi di erba medica verrebbe da dire che l’Accordo interprofessionale non stia funzionando, in quanto non ha inciso sulla programmazione delle produzioni ed ha mancato di equilibrarle con la domanda. In realtà non è così, anzi.Sappiamo innanzitutto quanto sia difficile raggiungere questi obiettivi in campo agricolo ed in un paese frazionato come il nostro, dove tanti sono gli attori, gli interessi etc. Il Comitato interprofessionale è stato invece in grado di fotografare correttamente la situazione di mercato e di allertare gli agricoltori.
Piuttosto, occorre anche considerare che il quadro delle figure coinvolte non si limita più alle aziende sementiere e alla loro associazione, Assosementi, e agli agricoltori moltiplicatori, rappresentati dal Coams, ma vede quale terzo attore le aziende dei foraggi essiccati, che dichiarano di operare oramai su una superficie di raccolta superiore ai 100mila ha, quindi un 15% e più della superficie italiana.
In questo momento i foraggi essiccati sembrano avere il vento in poppa, vedere il recente accordo per l’esportazione in Cina, così come i negoziati in corso per aprire altri mercati. La domanda sostenuta da questo fronte allenta la deriva verso la produzione di seme. Ma la situazione potrebbe anche cambiare.
In conclusione, salvo accordi di moltiplicazione particolari o eventi di forte impatto (guerra dei dazi ecc.) in questo momento il mercato delle sementi di erba medica registra una forte sovrapproduzione; quindi meglio non puntarci troppo nel breve.
Il settore continua comunque a riscuotere fiducia, almeno a guardare agli investimenti anche importanti che vengono fatti sul seme di erba medica a livello internazionale (vedi accordo Corteva).
Prezzo orientativo 2019: 1,35 euro/kg
Con un comunicato stampa congiunto del 14 maggio scorso, Assosementi e Coams hanno diffuso le prime indicazioni sulla campagna di produzione 2019 per le sementi di erba medica.
«Dopo un prolungato confronto, la componente industriale che rappresenta le ditte sementiere all’interno del Comitato interprofessionale - ha affermato Roberto Guarnieri, presidente della Sezione Sementi foraggere di Assosementi - ritiene che, sulla base dell’analisi generale del mercato internazionale di sementi di erba medica, non sussistano i presupposti per andare oltre l’indicazione di un prezzo orientativo di 1,35 €/kg per prodotto pulito (con scarto 0%), rispetto a 1,30 €/kg della scorsa campagna».
Essendo inferiore di oltre il 20% al costo di produzione, questo prezzo orientativo consente all’agricoltore di svincolarsi dal contratto di moltiplicazione del seme sottoscritto con la ditta sementiera, ovvero rappresenta il prezzo che sarà garantito all’agricoltore stesso qualora la ditta sementiera non assicuri il ritiro del prodotto sotto contratto.
«La componente agricola del Comitato interprofessionale – ha invece sottolineato Alessandro Lualdi, presidente del Coams e neo nominato coordinatore del Comitato interprofessionale – ritiene che il prezzo orientativo proposto dalla parte industriale sia inadeguato in quanto non in grado di coprire i costi di produzione del seme di erba medica”.
Auspica però che tale situazione possa migliorare nei prossimi mesi grazie ad un significativo ritiro dalla moltiplicazione a seme di una parte rilevante delle superfici di erba medica per le quali è stata richiesta la certificazione in campo.
Corteva investe anche sull’erba medica
Corteva, la società di agrofarmaci e sementi nata dalla fusione tra Dow e DuPont (che aveva in seno Pioneer), punta anche sull’erba medica, accanto alle sementi di mais, soia, riso, girasole e colza per le quali ricopre ruoli di leadership sul mercato mondiale.
È di fine maggio l’annuncio che Corteva Agriscience ha raggiunto un nuovo accordo per le sementi di erba medica con la società californiana S&W Seed Company, in sostituzione di un analogo accordo del dicembre 2014.
In cambio del pagamento di 45 milioni di $, cash, più altri 25 milioni frazionati fino al 2021, Corteva avrà la licenza di produrre e distribuire in esclusiva per 5 anni un certo numero di varietà di proprietà di S&W. Quest’ultima potrà invece meglio concentrarsi sull’attività di ricerca e costituzione di nuove varietà, non solo di erba medica.
Leggi l’articolo su AgriCommercio & Garden Center n. 5/2019
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