Il convegno nazionale di Compag (federazione nazionale delle rivendite agrarie) ha favorito anche quest'anno interessanti dibattiti sullo stato e sull’evoluzione del comparto. Ricco il ventaglio dei relatori di questa edizione, che ha contato anche sull’intervento dell’on. Stefano Bonaccini, membro della Commissione del Parlamento europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale, sostenitore del dialogo strategico internazionale per proteggere il sistema agricolo nazionale.
«Alcune politiche fin qui messe in campo a livello europeo - ha rilevato tra l'altro Bonaccini - non riescono a garantire un’equivalenza degli standard produttivi (soprattutto in termini di rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori) tra i nostri produttori e quelli di Paesi terzi. Da qui la richiesta alla Commissione Ue di mettere in campo meccanismi di adeguamento in grado di tutelare la competitività del nostro settore agroalimentare, per evitare che la legittima ambizione ambientale causi una rilocalizzazione della produzione agricola in Paesi terzi (che non hanno sicuramente i nostri stessi standard) invece di trovare un equilibrio ambizioso tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Durante una recente audizione della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, è stato sottolineato l’importante ruolo dei trader nel garantire la sicurezza alimentare, grazie alla conoscenza dei mercati e al mantenimento delle riserve delle commodities agricole».
Verso una nuova era
«Eppure - ha esordito Fabio Manara, presidente di Compag - il cambiamento è in atto da tempo. È cominciato quando abbiamo iniziato a parlare di sostenibilità: nei cinque anni appena trascorsi e nei cinque futuri i cambiamenti in agricoltura saranno pari a quelli degli ultimi 100 anni».
Un rinnovamento apparentemente invisibile, ma in realtà estremamente significativo, partito dalla riorganizzazione delle strutture, passato attraverso l’utilizzo di device per la gestione delle attività e ora pronto ad adottare nuove tecnologie avanzate. Un mutamento, secondo Manara, che deve accelerare, e l’Intelligenza Artificiale dovrà entrare prepotentemente nel sistema-Italia per riuscire a vincere la sfida e cavalcare il cambiamento, in perenne equilibrio fra tradizione e innovazione.
Agroalimentare, una realtà da oltre 77 miliardi
Un sistema-Italia, quello dell'agroalimentare, che cuba 77,2 miliardi di euro in termini di valore aggiunto, ovvero 4,2 punti di Pil, e che pare in salute, ma che in salute non è per via della sua elevata frammentazione, fatta di piccole e micro imprese che soffrono la mancanza di manodopera, che subiscono il rischio climatico e, non ultimo, che devono fare i conti con la bassa redditività produttiva: nella spesa del consumatore finale su 100 euro di prodotti agricoli freschi, solo 7 euro rappresentano il margine netto dell’azienda agricola, che diventano ancor meno nel caso di prodotti trasformati. A ciò si aggiunge il rallentamento dei pagamenti delle forniture (aumentate dell’83% le insolvenze giuridiche nel 2023 rispetto al 2022). «Dopo il Covid - afferma Edoardo Musarò, direttore di Compag - è aumentata la richiesta di credito. Il settore agricolo si posiziona su livelli di rischio finanziario superiori rispetto alla media nazionale. Il debito finanziario lordo delle aziende agricole è sette volte superiore al margine operativo lordo».
Imprese familiari, nuove sfide all'orizzonte
Il nostro Paese, tra l’altro, è fortemente caratterizzato da imprese familiari (81% del totale delle imprese), che generano circa il 70% del Pil nazionale, come ha ribadito Riccardo Urbani - The European House Ambrosetti -, rappresentando quindi uno dei principali “patrimoni da tutelare” del nostro Paese (nonché la “spina dorsale” del sistema economico nazionale). Inoltre, Urbani ha messo in luce quanto sia aumentata negli anni l’età anagrafica dei leader nelle aziende familiari, con gli over 70 che sfiorano il 30% del totale. Pertanto, nei prossimi anni tante di queste si troveranno ad affrontare anche i cambiamenti legati alla convivenza e alla continuità generazionale. Sarà fondamentale per tutte assicurare una gestione ordinata di questo passaggio attraverso strumenti e soluzioni efficaci (regole per stare insieme positivamente, affiancamento alle giovani generazioni, ecc.).
La ricerca continua
Notevole anche l’intervento di Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca in genomica e bioinformatica del Crea, che ha messo in luce la capacità delle piante nei secoli di adattarsi a fattori climatici e peculiarità territoriali con mutazioni spontanee. Mutazioni che, con il supporto della scienza e dell’innovazione genetica, possono oggi avvenire anche in situazioni molto geolocalizzate, così da risolvere problemi legati a malattie (ulivo, vite…) o a cambiamenti climatici repentini.
L'impatto della AI
Sui temi dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale si è trattenuto Guido di Fraia, prorettore all’innovazione e AI all'Università Iulm, che ha chiarito come l'intelligenza artificiale sia una tecnologia generalista che impatta in egual modo su tutti gli ambiti, come avvenuto il secolo scorso per l’elettricità. Secondo Di Fraia, l’AI segna l’inizio di una nuova era dell’umanità, in cui le macchine sanno consultare la conoscenza a vantaggio e servizio dell’uomo.
Alla conquista dello spazio
Ha chiuso la sessione dedicata alle innovazioni scientifiche Stefania de Pascale, professoressa di orticoltura e floricoltura presso l’Università Federico II di Napoli, che ha spiegato come le piante siano arrivate in ambienti extraterrestri per sostenere la vita dell’uomo nello spazio: il mondo scientifico internazionale sta lavorando a un ecosistema artificiale per ricreare la fotosintesi.
La tavola rotonda conclusiva ha infine offerto interessanti approfondimenti sui temi trattati.