Si è svolto a Catania il convegno “Il grano duro in Sicilia. Tra storia mercato e cambiamento climatico” organizzato da Compag in collaborazione con il Consorzio Crisma. L’evento di approfondimento sul grano duro è alla seconda edizione e ha visto la partecipazione di esperti che hanno trattato i temi più attuali, dal mercato al cambiamento climatico, passando per la storia e la tradizione colturale, sino all’innovazione varietale.
Oltre 4.000 imprese rappresentate
Compag, la federazione nazionale delle rivendite agrarie che rappresenta i commercianti dei mezzi di produzione nonché gli stoccatori di cereali e proteaginose (per un totale di circa 4.000 imprese), si occupa strenuamente della difesa degli interessi della categoria presso le istituzioni a livello europeo, nazionale e locale. Nella sala conferenze del palazzo della Regione Siciliana a Catania, l'evento ha riunito – sotto il patrocinio dell’assessorato dell’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea della Regione Siciliana e con la sponsorizzazione di Basf Newpharm e Mulmix – i maggiori esperti del settore. Un confronto al quale hanno partecipato in qualità di relatori Carlotta De Pasquale di Areté, Luigi Pasotti (dirigente servizio informativo agrometeorologico siciliano Sicilia orientale Dipartimento regionale dell’agricoltura) e Luigi Cattivelli (direttore del centro di ricerca genomica e bioinformatica del Crea).
In Sicilia una situazione critica
La Sicilia negli anni si è affermata come seconda regione produttrice di grano duro in Italia e un player importante nel mercato mondiale, ma la situazione climatica che ha interessato il territorio regionale negli ultimi mesi ha messo a rischio buona parte della produzione. Secondo i dati del servizio informativo agrometeorologico siciliano Sicilia orientale, è grave il deficit pluviometrico nella Regione dove 8 mesi di assenza di piogge hanno portato a una grave siccità dei campi. Si tratta di un’anomalia estrema che perdura dal settembre scorso. In particolare nella zona di Catania da settembre 2023 ad aprile 2024 è mancato circa il 70% delle precipitazioni. L’impatto è importante per le produzioni agricole e per il grano duro in particolare, per il quale si prevede una forte riduzione della quantità prodotta. Tutto ciò, anche a fronte di un mercato non propriamente favorevole per la materia prima nazionale, produrrà un impatto negativo direttamente sugli agricoltori ma anche sulle altre fasi della filiera che operano a stretto contatto con quella agricola. Si avranno ripercussioni negative anche per le rivendite di mezzi tecnici e per gli stoccatori.
Un mercato destabilizzato
Un mercato del grano duro che è stato fortemente destabilizzato dalle ingenti importazioni che si sono registrate negli scorsi mesi. A fine marzo, secondo i dati della Commissione Ue elaborati da Areté, circa il 50% delle importazioni cumulate in Europa è arrivato da Turchia e Russia. L’inaspettata abbondanza delle esportazioni turche e russe ha comportato un calo dei prezzi della materia prima nazionale (tra agosto 2023 e marzo 2024 -22% su Bologna, -23% su Foggia). Mentre il 2023 è stato caratterizzato dalla scarsa produzione e dalla riduzione degli stock mondiali, la Turchia (che vede un ulteriore aumento delle superfici) si è imposta sul mercato come esportatore netto e sembra destinata a mantenere tale ruolo anche per la campagna 2024/2025. Per il 2024 si prevedono, comunque, una produzione mondiale complessivamente più abbondante e un raccolto europeo qualitativamente migliore rispetto a quello del 2023.
La tavola rotonda
Nella seconda parte del convegno si è svolta la tavola rotonda alla quale hanno preso parte Fabio Manara, presidente Compag; Salvatore Puglisi, presidente Consorzio Crisma; Giovanni Di Gioia, responsabile programmazione acquisti e filiere del Molino Casillo; Oriana Porfiri, responsabile ricerca e sviluppo di Cgs sementi e Umberto Anastasi, professore di agronomia e coltivazioni erbacee dell’Università di Catania.
Il confronto è stato incentrato sulle possibili azioni a supporto della parte agricola e delle altre fasi della filiera in situazioni di emergenza, come quella attuale.
Il presidente Compag Fabio Manara ha rimarcato il peso degli stoccatori privati nelle filiere cerealicole, che oltre ad avere una importante capillarità su tutto il territorio nazionale, sono il ponte tra la parte agricola e quella industriale. «Le nostre strutture - ha rilevato - sono quelle che effettivamente detengono la materia prima nazionale e contribuiscono alla valorizzazione e distinguibilità delle produzioni italiane. Nei momenti di forte difficoltà della parte agricola, la sofferenza si distribuisce anche in capo alle strutture intermedie, come quelle associate a Compag, quali le rivendite di mezzi tecnici e gli stoccatori».
Manara (Compag): «Necessari interventi»
È importante e oramai essenziale che siano previste azioni per migliorare l’accesso al credito degli agricoltori ed evitare che la scopertura finanziaria nei confronti dei distributori possa scatenare un effetto a catena che porti ad una crescente difficoltà anche per le strutture intermedie.
«Compag - ha proseguito Manara - sta lavorando da tempo per facilitare l’accesso al credito da parte degli agricoltori, sottoscrivendo convenzioni con istituti bancari. In una situazione di emergenza climatica estrema è necessario che siano messi a disposizione della parte agricola strumenti a copertura dei danni subiti, interventi che possano assicurare gli agricoltori danneggiati dalle calamità naturali. L’agricoltore è custode del territorio, fonte della sovranità alimentare e produttore di beni essenziali alla sopravvivenza dell’umanità: non possiamo permetterci di perdere queste figure fondamentali, difficilmente sostituibili e portatrici di economia, storia e cultura dei territori».