Con il cambiamento climatico in atto, aceri, frassini, Prunus, Pyrus calleryana sono gli alberi più utilizzati attualmente in ambito urbano. Ma sono le specie più adatte, in relazione a siccità e alluvioni? Se n’è parlato in un convegno a Bologna, intitolato Cambiamenti climatici-Corretta gestione dell’acqua e nuove specie botaniche nel verde urbano.
Cambiamento climatico con triplo stress
«Ultimamente – ha spiegato Francesco Ferrini, del Dipartimento Dagri, Università di Firenze «gli alberi urbani sono interessati da uno stress multiplo, determinato dalla siccità, dallo stress fotoossidativo e da quello termico. Dai test di deficit irrigation (irrigazione deficitaria) in vivaio, abbiamo visto che l’acero campestre li tollera anche alla messa a dimora in campo, mentre il tiglio si comporta bene in vivaio, ma non alla messa a dimora: nel post-trapianto in campo l’irrigazione è fondamentale per almeno 2 anni nel caso dell’acero e per almeno 3 per il tiglio. Le cultivar a foglie rosse, ricche di antociani, come Acer platanoides ‘Crimson King’, limitano lo stress fotoossidativo. Altra soluzione sono le piante micorrizate che tollerano maggiormente la siccità e producono una biomassa maggiore. Il leccio (Quercus ilex) è molto soggetto a embolie, che impediscono l’assimilazione dell’acqua e dei nutrienti e lo portano a morie anche molto estese. L’ideale sarebbe piantare con una treebag da riempire 2 volte a settimana – o analogo sistema di adacquamento –, altrimenti qualunque progetto di messa a dimora attualmente è destinato a fallire».
Manutenzione post-impianto
«Il cambiamento climatico porta alla morte degli alberi – ha evidenziato Daniele Lugaresi, responsabile di Area-Divisione ambiente e verde urbano-Agri 2000 Net –. Nella città di Bologna, dei 3500 morti fra il 2022 e 2023, i più vulnerabili sono stati i frassini (15%), gli aceri (12%), i Prunus (12%) e i pioppi (10%), per il 59% con altezza compresa entro i 12 m e diametro inferiore a 25 cm. Sono morti gli alberi appena messi a dimora, giovani, che soffrono la mancanza d’acqua e le temperature elevate, e richiedono una corretta manutenzione post-impianto».
Cambiamenti climatici: gestire l’acqua
Al pari dei lunghi periodi di siccità, anche gli eccessi meteorici vanno gestiti, come ha sottolineato Roberto Diolaiti, presidente Associazione pubblici giardini: «Ottimizziamo la risorsa idrica senza sprecarla, soprattutto nel verde pubblico, attraverso la subirrigazione o semplicemente il ricircolo nelle fontane ornamentali. E non abbandoniamo gli alberi nei primi 3 anni dall’impianto. Inoltre introduciamo nuove specie botaniche più resilienti, anche non autoctone, ma più efficaci nell’attività di mitigazione dei cambiamenti climatici».
150 alberi per la città
Potete trovare un elenco (valido per tutta Italia) di ben 150 specie arboree, descritte con le caratteristiche di resistenza/resilienza e attività ambientale sul sito della Regione Emilia-Romagna. Il libretto è scaricabile liberamente dal sito a questo indirizzo https://serviziambiente.regione.emilia-romagna.it/abalberi/Volume_alberi_pagina_singola.pdf.