Alla luce delle attuali esperienze, però, confrontando i dati di importazioni, esportazioni, investimenti colturali e stimando la produzione nazionale, la propensione al consumo e gli impieghi in settori diversi da quello agricolo, si ritiene che in Italia si siano consumate, nel 2022, poco meno di 2,3 milioni di tonnellate di concimi con una riduzione media del 22% rispetto all’anno precedente.
Di sicuro il comparto che ha maggiormente risentito della crisi è stato quello dei composti con una riduzione prossima al 40%, intorno a 1/3 la flessione di fosfatici e potassici mentre gli azotati hanno retto meglio con una riduzione di circa il 20% riteniamo, infine, che i prodotti a base organica abbiano avuto un calo molto contenuto (poco più del 5%) considerando inoltre che il 2021 era stato un anno di ripresa dopo due anni (2019 e 2020) non altrettanto buoni.
Dati da prendere con la dovuta cautela
Il dato Istat è l’unica fonte ufficiale e questi saranno i numeri utilizzati in caso di valutazioni con ricadute pratiche legate, ad esempio, al Green Deal (ammesso che la prossima Commissione Ue prosegua su questa strada).
Per quanto sia lo stesso Istituto a raccogliere i dati relativi alle importazioni così come a misurare gli investimenti colturali o a monitorare le produzioni industriali, trattandosi di rilevazione oggettiva di dati ricevuti dalle imprese che, per quanto obbligate a farlo, non è detto che rispondano o che lo facciano in maniera corretta, l’Istat non può che lavorare statisticamente casomai su dati mancanti o palesemente scorretti.
Questo è quanto ed è il meglio che possiamo avere, speriamo solo che la poca attenzione delle imprese chiamate a fornire questi dati non si ritorca proprio contro l’intero settore.
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AGRICOMMERCIO & GARDEN RETAIL n. 1 - 2024
