Acquisto di terriccio e substrati, vale la pena investire qualcosa in più

acquisto terriccio
La crisi spinge i consumatori verso il “primo prezzo”, ma pochi euro in più possono essere ben spesi per l’acquisto di un prodotto di qualità, garantito da aziende affidabili

I terricci non sono tutti uguali, altrimenti nel punto vendita non ne verrebbero tenuti in assortimento diverse decine. Ed è proprio questo che deve essere spiegato ai clienti: dato che si trovano sacchi di terra di produttori sconosciuti in vendita anche al discount o supermercato, al prezzo di 1-3 euro in meno rispetto ai centri di giardinaggio, è giusto spiegare loro che il costo inferiore è giustificato dalla qualità inferiore.

Acquisto di terriccio “primo prezzo”

Nei sacchi a buon mercato il consumatore trova pezzettoni grossolani, spesso residui di legno, a volte anche fascette di plastica colorata o placchette di metallo. Spesso, infatti, si tratta di compost da rifiuto organico urbano, e sappiamo bene cosa i cittadini più maleducati buttino nei cassonetti dell’organico… A volte il substrato puzza proprio: non è una “nuova casa” salubre per le creature vegetali. Dite ai vostri clienti – magari con vignette o depliant fatti in casa – che è meglio spendere pochissimi euro in più per avere la certezza di farle stare bene. E naturalmente, tenete in assortimento solo prodotti di marca.

I prodotti di marca

Le grandi aziende che producono terricci non solo utilizzano materie prime di ottima qualità, ma ora scelgono per i terricci hobbistici gli stessi “ingredienti” che offrono ai vivaisti di professione: fate leva su quanto sono belle le piante appena uscite dalle serre di coltivazione, spiegando che parte di questa bellezza deriva proprio da substrati di qualità superiore che adesso sono disponibili anche per chi ha una decina di piante sul balcone.

Inoltre, in molti terricci le aziende serie aggiungono anche una concimazione “starter”, di partenza, sufficiente per circa 3 settimane dal rinvaso: è un’idea geniale, anche perché, dopo aver rinvasato è vietato concimare le piante prima di 15 giorni dall’operazione. Il perché è semplice: il rinvaso, anche se condotto a regola d’arte, è uno stress, ed è controproducente spingere gli esemplari a lavorare concimandole dall’esterno; il concime interno al terriccio, invece, viene assorbito gradualmente con i modi e i tempi di ogni pianta, senza sovraccarichi esterni attraverso la fertirrigazione.

Le miscele speciali

Poi ci sono i substrati speciali, nati negli ultimi anni. Per i vasi, le fioriere e i balconi, i terricci alleggeriti, che contengono una miscela altamente performante e ben concimata, ma anche la giusta percentuale di perlite che, da un lato, trattiene l’acqua, e dall’altro rende meno pesante la terra.

Oppure i tanti substrati a ritenzione idrica, contenenti dall’agriperlite al lapillo fino a composti brevettati che si imbevono di liquido cedendolo alle radici man mano che queste ne fanno richiesta.

O ancora le miscele certificate biologiche, assolutamente prive di materie prime di origine chimica, altamente indicate per le piante edibili (aromatiche, da orto, da frutto, da fiore edibile). O infine i substrati per tappeto erboso che possono ridurre il compattamento grazie all’aggiunta di sabbia di fiume.

Anche questi terricci particolari vanno raccontati alla clientela, per spiegarne i tanti vantaggi, ma anche il prezzo superiore rispetto a un analogo senza composizione particolare.

Gestire il terriccio in casa

Assodato che il terriccio di qualità costa, accertatevi che i vostri clienti sappiano anche trattarlo nel modo giusto.

Il sacco di terra, se non utilizzato tutto, va richiuso sommariamente con una molletta e riposto in un luogo chiuso, fresco e asciutto; così conservato, il terriccio rimane efficace per non più di 3 anni, dopodiché va buttato (nell’organico).

Se il cliente deve miscelare diversi substrati (es. metà per piante da fiore e metà torba), deve procedere così: in un secchio mette una manciata del primo e una manciata del secondo, poi mescola bene con la mano, inizia il rinvaso e colma gli spazi con la miscela; quando questa finisce deve ripetere la mescolanza una manciata per volta, in modo da non sprecare terra.

Quando una pianta muore (per cause naturali a fine ciclo o per malattie e parassiti), bisogna buttare anche il terriccio che la accoglieva, perché o si è esaurito o potrebbe contenere residui dei parassiti: non va mai riutilizzata mai perché fa malissimo alle piante.


Leggi l’articolo completo della vetrina dei nuovi terricci in commercio sulla rivista
Agricommercio e Garden Retail n. 6/2023

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Acquisto di terriccio e substrati, vale la pena investire qualcosa in più - Ultima modifica: 2023-11-08T15:23:57+01:00 da Barbara Gamberini

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