Durante la chiusura si sono sostenuti solo i negozi che effettuavano consegne a domicilio, sia pure al prezzo di un’enorme fatica, ma col ritorno immediato di non mandare a casa i dipendenti e con quello a lungo termine di aver conquistato anche nuovi clienti. Chi non ha potuto (o voluto) impegnarsi nel raggiungere l’altro capo della città o i paesini sperduti a 50 km di curve, invece, non può vantare grandi soddisfazioni nel 2020.
Così, a fine agosto, è possibile dare le prime risposte ai dubbi che gli analisti di mercato si ponevano il 4 maggio: che impatto avranno i ritardi nella consegna di forniture provenienti da altri Paesi? I retailer decideranno di applicare sconti sugli stock attuali per far posto a nuovi articoli di stagione o di adeguare la loro gamma di prodotti per garantire ai consumatori ciò che vogliono? Quando i negozi saranno in grado di riaprire completamente, quanto saranno disposti i consumatori a riprendere da dove hanno lasciato?
Adesso forniture in tempo reale
«I nostri approvvigionamenti sono sempre stati regolari, perché tutti i nostri fornitori, italiani ed esteri, hanno sempre risposto anche durante il lockdown – spiega Andrea Pagani, titolare di Flora 2000, vivaio-garden specializzato in collezioni di piante a Budrio, a 20 km da Bologna –; la differenza rispetto alla primavera sta nelle tempistiche: in aprile gli ordini venivano evasi nell’arco di 10-15 giorni, mentre da giugno in poi lo sono in tempo reale, com’è sempre stato prima».
Precisiamo che Flora2000 è fra i garden center che fin dal 9 marzo si è attivato per effettuare consegne a domicilio di piante e materiali per giardinaggio a Bologna e provincia padana. Lo ha fatto principalmente per non sacrificare nessun dipendente: tutto il personale ha lavorato regolarmente in marzo e aprile, super-impegnato a evadere i numerosissimi ordinativi pervenuti dai clienti vecchi e nuovi. Ma lo ha fatto anche per “dare una speranza attraverso la bellezza delle piante” ai propri clienti chiusi in casa. E, ovviamente, anche per salvare in qualche modo il proprio business, che è andato al di là delle più rosee previsioni anche durante il lockdown.
«Noi abbiamo addirittura venduto di più degli altri anni, confrontando lo stesso periodo (maggio-agosto) – ha aggiunto Pagani –, anche grazie al clima perfetto, soleggiato ma fresco, di maggio, giugno e luglio: sarà forse merito della chiusura delle fabbriche durante il lockdown, aver avuto un clima “normale” e non torrido, paragonabile a quello degli anni 80 e 90? Fatto sta che i clienti sono tornati in vivaio più numerosi di prima».
Stock e décor in crisi
Se le piante vanno bene, perché sono organismi viventi che vanno sostituiti se ci lasciano, non altrettanto si può dire degli stock di accessori da giardino e soprattutto dell’oggettistica, prodotti che ora si sostituiscono solo se si rompono o addirittura non si comprano perché vissuti come un “superfluo”.
«Noi non abbiamo più acquistato accessori, oggettistica e décor perché la gente compera solo quello che serve, e la decorazione non è certo indispensabile» specifica Rosanna Marinelli, titolare di Trentinflora, grande fioreria con angolo gourmet e prodotti tipici a Tassullo in Val di Non (Tn). Anche l’assortimento di piante è stato fortemente penalizzato durante la primavera, privilegiando, già alla riapertura di maggio, le piante da orto, sempre molto richieste, così come i prodotti tipici, destinati soprattutto ai turisti, ritornati in massa dopo il 3 giugno: il garden è situato sulla strada principale della Val di Non, in un punto di passaggio, ed è ben segnalato e con ampio parcheggio.
«Non acquistiamo nulla di superfluo anche perché siamo preoccupatissimi per quanto potrebbe accadere in autunno: dopo la riapertura delle scuole, un’impennata dei contagi potrebbe imporre una nuova chiusura di tutti i negozi. Tanto che molti colleghi e altri negozianti stanno pensando seriamente di chiudere l’attività: sono già stufi di tasse infinite e nuovi adempimenti complicati e dispendiosi, e un nuovo lockdown darebbe loro il colpo di grazia».
Tutti i clienti sono tornati
Ma la battaglia più ardua – il dubbio più ricorrente –, quella per il ritorno fisico dei clienti in negozio, nonostante la concorrenza spietata (e ineluttabile durante il blocco totale) dell’e-commerce, ha visto i garden vincenti: sì, i clienti sono tornati, anche quelli che durante marzo e aprile hanno acquistato online.
«Da maggio a oggi [fine agosto, ndr] abbiamo più che recuperato le mancate vendite dei due mesi di lockdown – spiegano dal garden center Silbernagl, un curatissimo punto vendita ricco di piante insolite e arredo indoor a Bolzano, sulla via per la Val Sarentino –. Certamente abbiamo acquistato molte meno referenze, anche perché non c’è stata produzione a monte durante il lockdown, e anche i nostri fornitori non avevano merce (soprattutto piante) da proporci. Ma appena abbiamo potuto riaprire, tutti i nostri clienti si sono presentati per comperare».
Perché, evidentemente, un conto è acquistare un oggetto online, e un altro è comperare una pianta: la fisicità conta, eccome se conta…