La lotta ai roditori non è facile. Primo, perché i topi appartengono a una decina di specie diverse, con dimensioni, fisiologia e gusti differenti; quindi l’esca che può andare bene per il topolino di campagna è decisamente inutile per la pantegana e viceversa. Secondo, perché i topi sono animali intelligenti, e non si avventano su un’esca quando hanno a disposizione altri tipi di alimenti facili da trovare sia in un contesto urbano che in campagna. Terzo, perché alcuni individui riescono a sviluppare una resistenza ai principi attivi tossici (in genere anticoagulanti), trasmettendola alla prole.
Ecco spiegato perché la ricerca delle aziende produttrici è costantemente al lavoro per sviluppare nuovi topicidi, che devono tenere conto di tutti questi fattori, e di un altro ancora: la “neofobia”, ossia la reazione impaurita a un nuovo oggetto (come può essere l’esca comparsa all’improvviso), che riguarda soprattutto i ratti di città, abili nello schivare appunto le trappole.
L’industria deve quindi elaborare rodenticidi che non scatenino paura, né rifiuto: devono essere molto appetibili sia appena deposte, sia al trascorrere dei giorni all’aperto, anche e soprattutto quando riguardano un ristorante, una mensa, un magazzino provviste, un’industria alimentare. La competizione con queste grandi fonti di cibo appetibile, ma anche con i cassonetti delle immondizie, porta a creare esche sempre meglio formulate, in cui la sostanza tossica è inavvertibile al gusto e olfatto. Ciononostante, facilmente accade che un’esca faccia effetto per le prime settimane, e poi venga ignorata dai topi superstiti, sebbene le attuali formulazioni impediscano di portare l’allarme nella colonia.
In questo articolo, pubblicato nella versione completa su Agrigiornale del Commercio n. 5/2020, sono contenute le principali novità in materia di topicidi, raccontate direttamente dai responsabili aziendali.
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