Si è svolto il 27 aprile a Catania il convegno organizzato da Compag sulla filiera del grano duro in Sicilia che ha voluto dare spazio a un confronto con i principali operatori dei segmenti nazionali di questa importante filiera produttiva e con esponenti dell’Università.
Compag, nella gremita Aula Magna dell’Università di Catania, ha riunito, in collaborazione con il Consorzio Crisma, con il patrocinio del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente e il contributo di Basf e Newpharm, i maggiori player del settore, allo scopo di valorizzare la produzione di grano duro siciliana, individuandone i problemi e definendo una linea d’azione comune per superarli efficacemente.
«È il primo di una serie di eventi che servono a compattare il territorio – ha detto Fabio Manara (presidente Compag) - ed è molto importante che una Regione così significativa nella filiera del grano duro, come lo è la Sicilia, sia rappresentata dal Consorzio Crisma in seno al Consiglio nazionale Compag».
Sono stati poi sviscerati i vari aspetti caratterizzanti la filiera, con interventi tecnici affidati a Umberto Anastasi e Giorgio Testa del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania, Emanuele Blasi dell’Università della Tuscia, Gianluca Tabanelli di Basf e Stefano Cherubin, Newpharm.
Le filiere
Particolarmente interessante la panoramica sulla filiera del grano duro offerta dall’esperto di filiere cerealicole Herbert Lavorano, che nel suo intervento ha sottolineato come “la Sicilia sia il secondo produttore di grano duro in Italia, con un’eccedenza di circa 200mila t disponibili per l’esportazione (insieme alle Marche, è la principale esportatrice netta di grano duro). Essendo una delle prime Regioni Ue a raccogliere il grano, è anche la prima ad apparire sul mercato con il nuovo raccolto. Tuttavia, la produzione regionale subisce un forte svantaggio derivante dalle spese di trasporto, e il settore molitorio è caratterizzato da molti semolifici di piccole dimensioni».
La tavola rotonda
Tutti aspetti ulteriormente approfonditi nella seconda parte della mattinata, quando si è svolta la Tavola Rotonda, dove si è dato ampio spazio a un confronto costruttivo tra i principali esponenti del settore che hanno avuto la possibilità di intervenire apportando il loro prezioso contributo.
Francesco Casillo, presidente Molino Casillo ha dichiarato che «la Sicilia è oramai un player importante nel mercato mondiale del grano duro e deve essere pronta a fare un passo in avanti nella qualità dei metodi di commercializzazione del grano. Questo potrà avvenire con una maggiore conoscenza degli agricoltori e degli stoccatori sui meccanismi che regolano il commercio del grano duro, che ormai avviene su scala mondiale e non più regionale o locale».
Tommaso Brandoni, presidente Società Produttori Sementi, ha specificato che «la Società posizionerà nel mercato siciliano nuove varietà di grano duro, frutto di una ricerca genetica moderna e innovativa, con varietà adattabili ai cambiamenti climatici, senza perdere di vista le risposte produttive e qualitative».
Patrizia Marcellini, direttrice della cooperativa Gaia, ha illustrato l’importanza del modello che può essere esportato: «la particolarità di questa cooperativa è che vengono gestiti - direttamente dalla stessa – non prodotti ma terreni. La cooperativa lavora da oltre 20 anni con i contratti di filiera, una scelta importante che ci ha consentito di operare con più tranquillità proteggendoci dalla volatilità dei mercati».
Mauro Acciarri, vice presidente Compag ha rimarcato il ruolo degli stoccatori privati, che «hanno una capillarità su tutto il territorio nazionale e sono il ponte tra la parte agricola e quella industriale. Le nostre strutture sono quelle che effettivamente detengono la materia prima nazionale e contribuiscono alla valorizzazione e distinguibilità delle produzioni italiane. Sono gli stoccatori e la rappresentanza di settore a tutelare anche la parte agricola, che va supportata anche sul versante dell’assistenza tecnica».
È spettato al presidente stesso del Consorzio Crisma, Salvatore Puglisi, spiegare ciò che lo distingue da molti altri: «due i punti cardine del lavoro del consorzio: l’aggregazione dei produttori agricoli per tramite dei centri di stoccaggio dislocati su tutto il territorio siciliano e la digitalizzazione di tutta la filiera».
Convenzione con Crédit Agricole
Salvatore Mangiapane, delegato direzione regionale Sicilia Crédit Agricole Italia ha detto: «Per Crédit Agricole l’agroalimentare è un settore di fondamentale importanza in grado di contribuire in modo sostanziale alla crescita economica del Paese e rappresenta uno dei pilastri fondanti delle nostre strategie di business, insieme a sostenibilità e innovazione. In questo contesto si colloca la convenzione con Compag e il nostro desiderio di essere un partner di fiducia per tutte le imprese agricole, facilitando loro l’accesso al credito e accompagnandole con strumenti dedicati che consentano di incentivare lo sviluppo delle filiere, a beneficio della comunità e dei territori. Tra questi, ricordiamo il nostro prodotto Agri Blu – vincitore nelle scorse settimane agli MF Banking Awards - è un finanziamento concesso esclusivamente ad aziende che rispettano parametri di sostenibilità sui temi Ambiente, Sociale e Governance che testimonia concretamente l’impegno del Gruppo sul fronte della transizione energetica».
La filiera siciliana
Una giornata proficua alla quale è intervenuto anche Luca Sammartino, assessore dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea Regione Sicilia, che ha dichiarando: “Il modello di sviluppo che può valorizzare le produzioni d’eccellenza siciliane è quello della filiera. Il grano duro siciliano rappresenta una vera e propria avanguardia di questo modello, integrando ricerca, innovazione tecnologica e attività di trasformazione. La nostra Regione è il secondo produttore italiano, con una tipologia di grano particolarmente consigliata - per le sue caratteristiche - in una dieta equilibrata e sana come quella mediterranea. Noi come Regione stiamo sostenendo lo sviluppo di questa filiera, perché il grano duro siciliano deve diventare un brand in grado di affermarsi nei mercati nazionali e internazionali: partendo dall’avvio dell’iter per il riconoscimento del marchio Dop per la pasta di grano duro, non più tardi di un mese fa. La vera sfida sarà quella di colmare il gap infrastrutturale, per consentire a tutti i prodotti di eccellenza siciliani di inserirsi nelle catene di distribuzione nazionali e internazionali a parità di condizioni con i competitors».
Vantaggi competitivi naturali
Nonostante le numerose limitazioni, infatti, per la Regione si aprono anche varie opportunità. È vero che il margine per lo sviluppo delle filiere locali è piuttosto stretto, tuttavia – con gli opportuni interventi - si potrebbe riuscire a concentrare l’offerta per porsi sul mercato del Mediterraneo come competitor organizzato e affidabile, sfruttando appieno i vantaggi competitivi «naturali» (sanità della granella) e valorizzando i prodotti regionali (in particolare la semola rimacinata).
Ora la palla passa alle istituzioni e a quanti vorranno contribuire a riconoscere alla produzione di grano duro siciliana il giusto valore che merita.