Fra le tante vittime vegetali dell’estate siccitosissima e caldissima appena trascorsa ci sono i tappeti erbosi, non solo quelli pubblici nei giardini municipali, ma anche quelli privati, a causa delle restrizioni nell’uso dell’acqua emanate dai Comuni già dall’inizio del giugno scorso. Ecco quindi che, con buona probabilità, nel vostro punto vendita saranno numerosi i clienti che si presentano adesso alla ricerca di sementi da prato, per effettuare la risemina nel periodo autunnale, quello più favorevole all’attecchimento delle radici dell’erba.
Lavorare il terreno
Da inizio ottobre e sino alla fine di novembre si apre infatti il periodo più propizio per riseminare il tappeto erboso in tutta Italia. Ricordate però ai vostri clienti che, prima di effettuare la risemina, devono effettuare alcune operazioni fondamentali per la buona riuscita dell’operazione.
Se si tratta di riseminare su un’erba ormai definitivamente secca, bisogna prima lavorare il terreno con una motozappa o motocoltivatore per spezzare radici e steli secchi e ritrasformarli in concime. Per sicurezza, sia in questo contesto, sia in una situazione di nuovo prato su terreno nudo è bene, prima della lavorazione con la motozappa (che fa anche emergere i detriti/sassi che facilmente si possono eliminare), distribuire lo stallatico pellettato bio (che voi avrete in assortimento in abbondanza), perché non c’è rischio di sovradosarlo ed è 100% biologico: la dose è di 300 g/mq, sparso uniformemente su tutta la superficie.
Segue, quindi, una fresatura oppure, su estensioni ridotte (fino a 500 mq), una rastrellatura a mano per uniformare il letto di semina, e un passaggio con il rullo per spianare le zollette.
Scegliere la semente
Dato per scontato che, nei sogni del cliente, il prato “ideale” dovrebbe avere un colore uniforme, una buona resistenza al calpestio, al gelo ma anche alla siccità, e una crescita vigorosa per molti mesi l’anno, aiutatelo nella scelta della semente più adatta. A monte, proprio voi dovete avere in gamma prodotti adatti al clima della zona: non tutti i miscugli si adattano alle diverse latitudini.
Per esempio, il Cynodon dactylon in ambiente da clima “temperato” rimane verde tutto l’anno, mentre laddove fa freddo ingiallisce in men che non si dica. La Dichondra repens (ultimamente di moda) resiste bene ma solo nelle zone molto riparate del Nord Italia ed esposte a sud.
Ai vostri clienti, invece, ponete una domanda (è bene capire che uso faranno del manto stesso): se intendono rasarlo basso frequentemente, devono optare per miscugli fini di Poa e Agrostis. Ma in ogni caso, fate in modo di avere in assortimento miscugli che comprendano sempre il loietto perenne (Lolium perenne), che dà grandi soddisfazioni al cliente perché compare in sole 2 settimane, è di grana fine, e copre i “vuoti” lasciati da specie più grossolane come la Festuca.
Sottolineate che la legislazione italiana richiede che nella composizione di un prato entrino solo specie di semi iscritte in un catalogo ufficiale. È una garanzia di qualità per evitare che siano incluse nelle sementi – come accade in numerosi altri Paesi – specie foraggere di aspetto grossolano o piante annuali che spariscono poco tempo dopo essere state seminate.
A costo di “sembrare venditori”, suggerite un piccolo trucco: il cliente non deve finire a tutti i costi la scatola contenente il seme, ma ne deve tenere sempre un pochino da parte, perché se dopo circa 30 giorni dovesse notare chiazze di terra brulla, può seminare nuovamente il medesimo tipo di erba senza rischiare di acquistare in tutta fretta miscugli diversi con effetti visivi decisamente discutibili.
Se la scatola non viene usata interamente, basta richiudere accuratamente il sacchetto e conservarlo in luogo buio e fresco. Il cliente deve segnare sulla scatola la data in cui l’ha aperta: i semi rimanenti andranno utilizzati entro 6 mesi e solo se conservati in modo idoneo; superato questo tempo, la loro germinabilità (capacità di sviluppo una volta seminati) cala sensibilmente.
6 specie per la semina
Loietto perenne o inglese (Lolium perenne). È senza dubbio il seme più frequentemente proposto nei miscugli di sementi disponibili sul mercato, sotto forma di numerose varietà selezionate di loietto. La ragione principale è che ha uno sviluppo molto rapido (in condizioni ottimali spunta in meno di 8 giorni), cresce bene in tutti i terreni e sopporta molto bene il calpestamento. Inoltre, il suo costo è piuttosto contenuto. Gli svantaggi sono che il suo aspetto non è dei più raffinati e il suo vigore tende a soffocare le specie vicine. Meglio evitare un miscuglio che preveda più del 50% di loietto perenne. È adatto sia ai prati ornamentali che a quelli da gioco.
Agrostide (Agrostis). Grazie alla sua crescita lenta, permette di effettuare tosature molto basse, e di ottenere una superficie densa e vellutata. Attenzione: tagliando basso, è più facile che l’erba si secchi completamente in estate. La varietà più frequentemente impiegata è Agrostis stolonifera var. stolonifera.
Festuca (Festuca). Sotto questa denominazione si raggruppano più specie, diverse per aspetto e utilizzo. Tutte si adattano bene ai terreni difficili e all’aridità.
- La festuca ovina (F. ovina) è una graminacea di piccola taglia, la cui base delle foglie è avvolta da una guaina rossastra. La crescita è abbastanza lenta, ma chiede tagli meno frequenti delle altre festuche.
- La festuca rossa (F. rubra) ha anch’essa uno sviluppo lento. È apprezzabile perché cresce facilmente nei suoli poveri e sassosi.
- Molte sottospecie vengono utilizzate: F. rubra tricophylla, che è resistente al calpestio e che resta verde anche in inverno; F. rubra rubra, che è rustica ma con un aspetto non particolarmente gradevole; F. rubra commutata, utilizzata per i prati ornamentali grazie al suo splendido aspetto.
Poa (Poa). È abbastanza piacevole, verde tutto l’anno, ma sfortunatamente sensibile alle malattie. Due le specie comunemente utilizzate. La poa comune (P. trivialis) si adatta bene ai terreni umidi. La poa dei prati (P. pratensis) presenta foglie fini che la rendono utile all’interno di miscugli di sementi destinate a prati ornamentali pregiati.
Gramigna (Cynodon dactylon). Considerata a lungo come un’erba infestante, dopo la siccità e la calura delle recenti estati è assurta all’onore di pianta da prato per la sua resistenza all’aridità e al caldo, e la sua capacità di svilupparsi nei terreni più poveri. Utile anche per stabilizzare le scarpate, grazie alle radici stolonifere che trattengono il terreno. È indicata per la realizzazione di prati nei climi centro-meridionali. Nel Nord Italia in inverno si secca e assume un aspetto poco piacevole, ma in primavera si colora di un bel verde chiaro riprendendo vita.
Fleum (Phleum). Il fleum nodoso (P. nodosum), dalle foglie fini e resistenti al freddo, è raccomandato per i giardini in montagna. Il fleum dei prati (P. pratense) ha una crescita lenta e si sviluppa bene nelle zone con terreno in prevalenza umido.
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Come si semina
Con un seminatore manuale e poi a spaglio si distribuisce il seme, passando due volte sulla stessa area e incrociando le direzioni a 90°. Quindi si cosparge leggermente il seme con un velo di terriccio con sabbia e si passa nuovamente con il rullo. Infine, si effettua una prima bagnatura, per “attivare” la germinazione della semente.
Un prato in ombra
E se il prato è all’ombra? Quando si legge sulla confezione “Prato per terreni ombreggiati”, non bisogna farsi illusioni su un fatto: se l’ombra è totale, il tappeto erboso non crescerà comunque, ed è meglio pensare a sostituirlo con piante tappezzanti (Hosta, pervinca, edera) oppure con una bella pavimentazione.
I miscugli di sementi per terreni ombreggiati hanno una discreta efficacia solo nelle aree dove il soleggiamento è di poche ore o è concentrato nelle ore mattutine, oppure è filtrato dalla chioma di alberi alti e radi che lasciano comunque passare in parte i raggi solari.
Tra le specie che tollerano meglio l’ombra parziale o temporanea ci sono:
- il loietto perenne,
- alcuni tipi di festuca, in particolare la tricofilla,
- e le Poa trivialis e P. nemoralis.