A un anno e mezzo dall’entrata in vigore del Pan, il piano d’azione nazionale che dal novembre 2015 avrebbe dovuto regolamentare la vendita e l’utilizzo degli agrofarmaci tra gli operatori professionali e non professionali, la situazione è ancora molto confusa.
La norma impone la frequentazione di corsi di formazione e il conseguente ottenimento di uno specifico patentino per gli “addetti ai lavori”, ovvero operatori di aziende agricole, agricoltori, produttori ecc. Che i corsi non siano disponibili per disorganizzazione e inadempienze delle Regioni, e che il 70% degli operatori agricoli sia ad oggi ancora sprovvisto del patentino, è già il primo assurdo. Ma che la legge per la categoria degli hobbisti proprio non esista è cosa ancor più grave.
È grave il fatto che la norma, passata al vaglio della Comunità Europea, sia stata respinta, e che ora debba essere completamente riscritta. È grave il fatto che i 7 milioni e 200 mila hobbisti italiani non siano autorizzati ad acquistare nemmeno una confezione di verderame per curare le rose del loro giardino.
«È grave che, dopo un anno di consultazioni e il vaglio da parte di 4 Ministeri, l’Italia non sia stata in grado di redigere un documento sostenibile» afferma Fabio Manara, presidente dell’associazione nazionale Compag che raggruppa i commercianti di prodotti per l’agricoltura.
«Respinta una legge - continua Manara - dovrebbe valere quella precedente, ovvero la libera vendita di certi prodotti di uso comune. Ma non in questo caso. Soprattutto, mancando un tassello nel disegno legislativo, i controllori si concedono interpretazioni di fantasia, creando una difformità di trattamento degli utilizzatori tra Regioni, ma a volte anche all’interno della stessa Regione». Nel frattempo sono state modificate le classi tossicologiche dei prodotti, aumentando i parametri di tossicità di talune sostanze fino a poco tempo fa acquistabili ovunque. È stato poi introdotto l’obbligo del patentino, elemento fortemente sostenuto e condiviso da Compag in quanto formativo in tema di fitofarmaci.
In questo disordinato panorama, in cui ogni Regione e, a cascata, ogni ente territoriale interpreta la legge che c’era e quella che c’è a modo proprio, perché un rivenditore dovrebbe rischiare di incorrere in salate sanzioni per aver venduto un chilo di diserbante al cliente del paese, o al pensionato che coltiva i pomodori dietro casa? Compag evidenzia come la mancata approvazione della legge per il segmento non professionale abbia portato il Far West in tema di agrofarmaci: c’è chi vende e chi non vende per nessuna ragione, chi chiede ai clienti di esibire il patentino e chi non se ne cura, chi si attiene a una circolare ministeriale per poi scoprire che non è ritenuta valida dagli enti regionali di controllo e viene verbalizzato.
Compag, presente con il presidente Fabio Manara e propri rappresentanti presso il Ministero delle Politiche Agricole, il Ministero della Salute, quello dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico, denuncia la lentezza delle Istituzioni, prima causa del malfunzionamento sistemico che porterà alla sparizione “dell’orto privato” o all’utilizzo illegale dei prodotti e al fallimento di tante piccole realtà agricole familiari che facevano delle loro micro produzioni il nostro valore aggiunto.
«Servirebbe una risposta istituzionale chiara, rapida, univoca sentenzia Compag -. Che non arriva».
Mi domando perché è difficile :
1) ribadire semplicemente l’obbligo della tracciabilità dei prodotti generale per tutti e rendere possibile l’acquisto, dietro autocentificazione, ai non professionisti dei prodotti non rientranti fra gli equivalenti ai T, T+ e N;
2) legare sempre e comunque la tracciabilità alla P.IVA dell’azienda (individuale o meno) rispetto ad una persona (una azienda attualmente può comprare tramite patentino di un suo dipendente che poi licenzia o si licenzia!)