Compag: «In arrivo i fondi per lo stoccaggio»

fondi stoccaggio
Buone notizie dal Pnrr. Dagli 1,2 miliardi destinati alla programmazione complementare, notevoli sono le opportunità per le strutture di stoccaggio attraverso il network sostenuto da Compag

Le strutture di stoccaggio sono l’anello di congiunzione tra l’attività agricola di produzione e il mondo industriale, artefice della trasformazione e commercializzazione dei cereali.

Il loro ruolo non è affatto marginale in quanto, mediante strutture e competenze, contribuiscono in maniera importante allo sviluppo delle filiere cerealicole. Da un lato, infatti, la loro attività giova alla parte agricola occupandosi del ritiro, pulizia e conservazione delle granaglie, dall’altro aiutano la parte industriale in quanto rispondono alle esigenze dell’industria di trasformazione in termini di differenziazione della granella, metodi di conservazione e programmazione delle consegne.

Da non dimenticare, poi, che numerose strutture di stoccaggio svolgono anche l’attività di fornitura di mezzi tecnici e di assistenza tecnica (circa il 65%) alle aziende agricole attraverso tecnici specializzati che gestiscono i piani di coltivazione, fertilizzazione e difesa per le colture cerealicole.

Il lavoro di stoccaggio avviene in strutture dell’associazionismo agricolo, cooperativo e consortile e, non ultimo, in strutture private. Queste ultime, in particolare, contribuiscono in misura superiore al 60% essendo prevalenti anche nelle regioni ad altea prevalenza di strutture agricole organizzate.

Censimento Ismea

L’ultimo censimento Ismea ha rilevato le caratteristiche di 1.460 strutture di stoccaggio per una capacità complessiva di 9.116.580 t. La distribuzione dei centri è su tutta Italia, ma ovviamente la loro concentrazione aumenta nelle zone di maggiore interesse: Puglia e Isole per il Sud Italia (dove si coltiva in maggioranza grano duro), Marche e Toscana per l’Italia centrale (con una concentrazione che rappresenta il 12% della capacità totale di stoccaggio a livello nazionale) ed infine il Nord, con ad Est l’Emilia-Romagna e il Veneto (che giocano un ruolo da protagonista coprendo il 31% della capacità totale nazionale). Come si accennava in precedenza, l’attività dei centri di stoccaggio è legata alle caratteristiche delle zone geografiche e, di conseguenza, quelli del Nord-est sono organizzati per ricevere e differenziare principalmente grano duro, grano tenero, mais, soia.

Passando all’analisi delle caratteristiche strutturali dei centri di stoccaggio, notiamo come la maggioranza dei centri sul territorio nazionale presenti una capacità di deposito modesta, con l’81% che si va a collocare nella classe con capacità di stoccaggio inferiore a 10mila t, mentre solo il 3% presenta una capacità superiore alle 50mila t.

Proseguendo nell’analisi strutturale, sono emersi diversi aspetti di criticità.

Quello che sicuramente risalta maggiormente è il dato relativo all’obsolescenza: solo il 36% dei centri è stato costruito successivamente al 1990, mentre le restanti parti sono antecedenti con addirittura un 20% costruiti prima del 1971.

Investimenti delle strutture di stoccaggio

Questi dati diventano ancora più significativi, permettendoci di avere una fotografia ancora più chiara, se valutati insieme a quelli che riguardano gli investimenti che tali strutture hanno messo in campo: il 66% sulla totalità dei centri non mai ha realizzato ampliamenti e circa la metà (50%) non ha mai portato a compimento delle ristrutturazioni. Giusto per rendere l’idea, la maggioranza dei centri di stoccaggio coinvolti nel censimento hanno definito la possibilità di accedere a misure di finanziamento comunitarie e/o regionali come uno “sforzo titanico”, in particolare per le strutture private.

Altro aspetto strutturale importante è quello che riguarda la presenza di fosse di scarico e linee di carico: oltre il 60% dei centri ha una sola fossa di scarico e una sola linea di carico. La diretta conseguenza di tutto ciò è una limitata capacità oraria di lavoro che per oltre il 50% dei centri è inferiore a 300 q/h. Tale elemento non è di poco conto, dato che i cereali hanno dei periodi di raccolta e di conferimento molto stretti e, di conseguenza, la ridotta capacità oraria in momenti di lavoro concentrati può rappresentare un fattore estremamente limitante.

Alcuni fattori che possono avere delle conseguenze dirette o indirette sull’attività delle strutture:

  • fattori economici: ad esempio le attuali tensioni sui prezzi;
  • fattori politici e sociologici: vi rientrano diversi elementi, dai trend politici e sociali verso la sostenibilità fino ad alcune decisioni politiche (come ad esempio il registro Granaio Italia);
  • fattori tecnologici e di processo: vi rientrano i diversi elementi di innovazione e di riorganizzazione dei processi, come ad esempio l’utilizzo di nuovi metodi di conservazione delle granaglie.

Tutti questi elementi strutturali e di settore hanno portato a identificare i centri di stoccaggio come l’anello debole della catena, con difficoltà non solo dal punto di vista operativo, ma anche economico.

Criticità operative

Le criticità strutturali comportano anche delle serie conseguenze economiche. Solo i centri che operano su grandi volumi cerealicoli, infatti, sono in grado di raggiungere una marginalità economica accettabile, a differenza di quanto avviene nelle realtà medio piccole.

Tali difficoltà sono state rilevate anche da Compag, la federazione di riferimento anche per le strutture di stoccaggio e che al suo interno ha associati che rappresentano oltre 2 milioni di t di capacità di stoccaggio, con una capacità media di 8mila t.

In un tale contesto generale, con solo una minima parte di strutture ad alta efficienza grazie agli investimenti effettuati in ammodernamenti e innovazioni, diventa imprescindibile cogliere l’opportunità presentata dal Pnrr, il cui macro-obiettivo fondamentale è quello di avviare il cambio di paradigma dell’intero settore agroalimentare al fine di consentire la tanto auspicata rivoluzione verde attraverso il conseguimento di alcuni sotto-obiettivi, come l’innovazione dei processi, il miglioramento della distribuzione del valore, la riduzione dell’impatto ambientale e la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare.


I fondi del Pnrr e l’impegno Compag

Dei 6,8 miliardi di euro stanziati dal Pnrr:

  • 4,72 sono destinati all’economia circolare,
  • 880 milioni alla tutela del territorio e della risorsa idrica,
  • e ben 1,2 miliardi alla programmazione complementare, in cui rientrano anche i contratti di filiera e di distretto, che interessano proprio le strutture di stoccaggio.

I bandi dei fondi potrebbero essere emanati già da gennaio 2022. Un’occasione senza precedenti, da sfruttare senza indugi a beneficio dell’intero comparto, perché porta con sé anche la possibilità di finanziare opere strutturali, impianti e attrezzature, logistica, investimenti immateriali e incrementare l’efficientamento energetico.

Il contributo che intende offrire Compag in questo contesto consiste nella creazione di un network per la condivisione di informazioni e conoscenze, comprese le non sempre facili modalità di accesso ai fondi disponibili, aspetto che spesso tende a far desistere le strutture private nei loro tentativi di accedervi. Compag ritiene che in questa fase sia quanto mai necessario lavorare a stretto contatto con i propri associati, ma che sia altrettanto utile il coinvolgimento di altri portatori di interesse con visioni e obiettivi diversi, perché per riuscire nelle più complesse missioni di interesse collettivo è necessario in primo luogo mettere a fattore comune la conoscenza.

L'articolo è pubblicato su AgriCommercio e garden retail n. 1 - 2022

Compag: «In arrivo i fondi per lo stoccaggio» - Ultima modifica: 2022-02-04T15:10:07+01:00 da Barbara Gamberini

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