Se un anno fa l’aumento dei prezzi delle principali commodity agricole era dovuto all’erosione delle scorte a causa di un’annata con rese scarse, soprattutto per i cereali, poi è arrivata la guerra tra Russia e Ucraina a mantenere una situazione di tensione sui mercati con il rincaro dei mezzi tecnici e dell’energia e la conseguente inflazione.
E per il 2023 cosa si prevede? Ancora un anno di tensioni e volatilità alimentate da conflitti, condizioni climatiche avverse, caro-energia, rafforzamento del dollaro sull’euro, con mercati ormai disaccoppiati tra loro e situazioni ampiamente diversificate tra commodity ed aree geografiche. In molti casi ci vorrà ancora tempo per ricostituire le scorte.
Trend di mercato
Questa l’istantanea scattata da Commodity Agricole, evento annuale organizzato da Unione Italiana Food e Areté – The Agri-food Intelligence Company per analizzare i trend di mercato dei principali prodotti agricoli: cereali, oleaginose, frutta secca e legumi.
«Se l’anno scorso la parola d’ordine è stata spillover/contagio per la capacità dei mercati di influenzarsi vicendevolmente al rialzo – ha detto il presidente di Areté Mauro Bruni – quest’anno la parola che più si sente è differenziazione: per commodity, per gruppi di commodity e, in taluni casi, per aree geografiche. Non c’è tregua quindi per chi opera sui mercati agrifood e – ha precisato Bruni – i mercati faranno fatica anche nel 2023 a ricostituire livelli adeguati di scorte, condizione che aiuterebbe a contenere la volatilità di prezzo».
Erosione delle scorte
Secondo gli analisti di Areté per mais, frumento tenero, duro e riso continuerà l’erosione delle scorte esacerbata da emergenze climatiche (gravi siccità, alternate a piovosità eccessiva), conflitto Russia-Ucraina, esplosione dei costi produttivi e svalutazione dell’euro. Il concretizzarsi di una recessione potrebbe innescare una contrazione dei prezzi, che però rimarrebbero comunque ostaggio della volatilità per gli scarsi livelli delle scorte. Emergenze climatiche, per lo più legate a gravi episodi di siccità hanno causato significative riduzioni delle produzioni degli oli vegetali.
Lo scoppio della guerra, oltre a causare una scarsità immediata di olio di girasole, ha esteso le tensioni di prezzo a tutto il comparto per effetto sostituzione. Gli aumenti hanno superato anche il 300% per palma e girasole. Per quanto riguarda i legumi, dopo i raccolti disastrosi del 2021, il 2022 ha fatto segnare miglioramenti produttivi che però faticano a togliere volatilità dai listini, dove permangono forti diversificazioni per varietà, aree e mercati.
L’articolo è pubblicato su Agricommercio e Garden Retail n. 6 - novembre 2022
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