Una proposta insostenibile per gli usi sostenibili

Se quanto previsto dalla Commissione europea si dovesse concretizzare, la produzione agricola del nostro Paese potrebbe subire un duro colpo.

Il 22 giugno scorso la Commissione Europea ha presentato una proposta di regolamento in merito all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, che andrà a sostituire la direttiva 2009/128/Ce (Sud). Questa proposta segue le indicazioni e gli obiettivi posti dalla strategia “Dal produttore al consumatore”, dove è previsto che la Commissione europea debba intraprende azioni specifiche per ridurre in tutto il territorio europeo, entro il 2030, l’uso dei prodotti chimici per la difesa delle piante del 50% e dei preparati più pericolosi del 50%.

Le principali preoccupazioni relative alla proposta di regolamento, che si vogliono evidenziare in queste righe, riguardano, per lo più, il modo in cui vengono perseguiti gli obiettivi di riduzione dei prodotti di protezione delle piante secondo criteri eccessivamente restrittivi.

La proposta della Commissione europea, infatti, fissa obiettivi molto ambiziosi che, tuttavia, non sono adeguatamente supportati da valutazioni di impatto scientifiche, né dalle possibilità pratiche di realizzarli. Nella bozza di regolamento gli obiettivi di riduzione si basano su aspetti prettamente quantitativi trascurando il tipo di colture che caratterizza l’agricoltura dei singoli Stati membri, penalizzando i Paesi con un’agricoltura più intensiva e con un maggior numero di coltivazioni, in particolare di colture “minori”, come nel caso del nostro Paese.

Agricoltura penalizzata

La difesa delle colture orticole e frutticole negli ambienti temperato-caldi del Sud Europa richiede interventi ben diversi rispetto alle coltivazioni estensive diffuse alle latitudini più settentrionali e modulare l’entità della riduzione alla media europea di impiego negli anni 2015, 2016, 2017 significa penalizzare queste forme di agricoltura più intensiva e dove è maggiore la presenza di colture minori per le quali, con la riduzione delle sostanze attive degli ultimi anni, si è spesso fatto ricorso alle autorizzazioni eccezionali di 120 gg, secondo deroghe previste dall’art. 53 del reg. Ue 2009/1107.

Va, infatti, sottolineato che nelle modalità di calcolo, previste nell’allegato I della proposta di regolamento, le quantità vendute sono moltiplicate per un fattore che dipende dalla classificazione del prodotto e il moltiplicatore per le autorizzazioni rilasciate secondo l’art. 53 è estremamente elevato, 64. Una drastica riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari può rendere impossibile garantire un’adeguata protezione delle piante e quindi mantenere la produzione. Inoltre, il metodo di calcolo proposto determina una amplissima differenza delle percentuali di riduzione nei diversi Paesi membri, sollevando fondati dubbi sulle conseguenze in fatto di regolare concorrenza tra gli agricoltori dei diversi Stati europei.

Seguendo il metodo di calcolo previsto nella proposta di regolamento, la riduzione richiesta al nostro Paese è del 62% per i prodotti fitosanitari chimici e del 54% per i prodotti fitosanitari più pericolosi, entro il 2030. Le nuove regole sono ingiustamente penalizzanti per il nostro Paese, che ha già ridotto l’utilizzo di prodotti fitosanitari del 35% tra il 2003 e il 2019.

Regole troppo rigide

Inoltre, tra le sostanze che vengono prese in considerazione ai fini del calcolo della percentuale di riduzione, ci sono il rame e lo zolfo, molto utilizzate in agricoltura biologica che incidono negativamente sui calcoli fatti dalla Commissione Europea e che verrebbero dunque tagliate, con pesanti conseguenze anche per queste produzioni. Un paradosso, se si pensa che nell’ambito della strategia “Dal produttore al consumatore” vi è un obiettivo di aumentare le superfici destinate al biologico del 25%. I due obiettivi dunque – aumentare le superfici biologiche e ridurre l’utilizzo di prodotti fitosanitari - mal si conciliano nella proposta di cui stiamo discutendo.

Vi sono inoltre ulteriori variabili, di cui la rigidità delle regole non tiene in considerazione, quali ad esempio la diffusione di nuove malattie e di nuovi fitofagi favoriti anche dalle variazioni climatiche in atto. Pertanto, gli obiettivi di riduzione dell’impiego dei mezzi tecnici di produzione proposti rischiano seriamente di compromettere la buona riuscita della produzione agricola, la sicurezza alimentare dell’Unione europea e di aumentare la dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi.

Mancano molti dati

Inoltre, tutte le vendite di prodotti fitosanitari, alla base del metodo di calcolo, vengono imputate alla Sau, ossia alla parte produttiva agricola, tralasciando gli utilizzi nelle aree extra agricole da parte degli enti territoriali competenti (come, ad esempio, l’utilizzo di diserbanti lungo le ferrovie, ai bordi delle strade) e l’utilizzo da parte dei privati. Dati che mancano e che è difficile recuperare, ma che sono essenziali per calibrare effettivamente il taglio da applicare al settore agricolo.

Infine, oltre al pesante taglio dell’uso dei prodotti fitosanitari, la proposta di regolamento prevede un divieto assoluto di utilizzo di questi prodotti nelle c.d. “aree sensibili” che, secondo la definizione data, comprendono un’alta percentuale di superficie produttiva agricola dove non sarebbe più possibile utilizzare prodotti per la difesa (più del 50% della superfice agricola della Pianura Padana). Tale previsione, inoltre, impatta in maniera estremamente eterogenea nelle diverse Regioni italiane.

Sopra sono state analizzate le disposizioni più problematiche contenute nella proposta della Commissione, tuttavia, dalla lettura della bozza nascono ulteriori dubbi che riguardano ad esempio quanto previsto rispetto ai servizi di consulenza, ai certificati formativi e alla formazione per coloro che già svolgono un’attività professionale.

Pertanto, gli obiettivi di riduzione dei prodotti per la difesa delle piante dovrebbero tenere maggiormente conto della specificità del singolo Stato membro in fatto di produzioni agricole. I limiti quantitativi dovrebbero essere stabiliti secondo criteri di maggiore flessibilità e al contempo sarebbe necessario potenziare le misure che favoriscono la ricerca in questo settore e velocizzare il rilascio delle autorizzazioni dei nuovi prodotti fitosanitari a livello nazionale, in particolare quelle che riguardano le colture minori.

Valutazione d'impatto economiche

La proposta di regolamento è stata discussa nella riunione del Consiglio dei ministri europei dell’agricoltura e della pesca che si è tenuta il 26 settembre scorso. Diciassette Paesi hanno chiesto alla Commissione Ue una maggiore valutazione dell’impatto economico delle nuove norme, che significa stoppare il percorso legislativo della proposta, in attesa del documento. Parallelamente, diversi parlamenti europei, tra i quali gli italiani Paolo De Castro ed Herbert Dorfmann, hanno preso posizione contro questa proposta. Il Ministero delle politiche agricole sta valutando come muoversi, per cercare una soluzione che porti l’Italia a una percentuale di riduzione più bassa di quella che scaturisce dall’attuale metodo di calcolo.

Compag sta facendo la sua parte, monitorando innanzitutto l’avanzamento della discussione a tutti i livelli delle istituzioni coinvolte e proponendo ai decisori politici, anche in collaborazione con le altre organizzazioni delle filiere coinvolte, le difficoltà a cui si andrebbe incontro se tale proposta dovesse effettivamente concretizzarsi nel 2023.


L’articolo è pubblicato su Agricommercio e Garden Retail n. 6 - novembre 2022

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Una proposta insostenibile per gli usi sostenibili - Ultima modifica: 2022-11-03T15:53:46+01:00 da K4

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