Un operatore del settore fertilizzanti in vena di ricerche statistiche ha due siti da cui certamente iniziare. Relativamente ai volumi di vendita (da non confondersi con i consumi) si può iniziare dal sito http://goo.gl/aEcHKo che esprime in dettaglio le tonnellate per singola categoria (tabella 1). Più volte, anche dalle pagine di questa rivista, abbiamo segnalato alcune criticità relative a tale dato statistico. Innanzitutto c’è da sottolineare il ritardo con cui viene diffuso: a novembre 2017 sono stati pubblicati i dati relativi al 2016 che, giunti quasi al termine dell’annata agraria 2017/18, hanno ormai pochissimo valore. C’è poi il limite del metodo di rilevazione su base volontaria che vede coinvolti i quasi 2000 “fabbricanti” di fertilizzanti iscritti al registro gestito dal Mipaaf. Non tutti rispondono, quelli che lo fanno hanno difficoltà a fornire il dato su base provinciale, e non sempre è possibile distinguere tra quanto viene commercializzato a proprio marchio e quanto viene venduto a terzi che appongono il loro nome in qualità di fabbricante. Fatto sta che i dati sono molto variabili e, senza andare tanto indietro nel tempo (oltre 4 milioni di tonnellate nel 2007), basta soffermarsi sull’enorme differenza tra le vendite 2012 (oltre 3,1 milioni di tonnellate) e quelle dell’anno successivo (meno di 2,4) per capire che un calo del 23% non può avere fondamento agronomico.
Una base di partenza
Trattandosi però dell’unico dato ufficiale sulle vendite di concimi in Italia non si può fare a meno di utilizzarlo come base di partenza per ulteriori considerazioni. Il confronto tra gli anni per singoli gruppi di prodotti ed il trend generale nel medio periodo possono essere spunto di riflessione. Ad esempio si nota il consolidarsi delle vendite di alcune famiglie di prodotti come i nitrati ed i composti binari, allo stesso modo è evidente il continuo declino dei composti ternari. Tra i prodotti a base organica si apprezza il fatto che i volumi dei concimi organici sono stati quasi sempre superiori a quelli degli organo-minerali e che da ormai 4-5 anni il comparto non è in flessione. Infine, tornando ai concimi semplici, sembra che fosforo e potassio abbiano raggiunto volumi di vendita sotto ai quali sarà ben difficile scendere.
Il secondo riferimento online è la sezione CoE https://goo.gl/RZ9zyc dell’Istat dove si raccolgono i dati relativi al commercio con l’estero (arrivi e partenze) di tutte le categorie merceologiche. Sono molte le differenze rispetto al sito delle vendite. Innanzitutto l’aggiornamento è mensile ed i dati vengono diffusi dopo poco più di tre mesi (a metà giugno saranno già disponibili le importazioni di marzo). La ricerca e la raccolta dati sono molto complicate in quanto originano dal codice doganale delle merci ma, in compenso, i margini di errore sono bassissimi e i dati possono essere attendibili e corretti per la maggior parte delle voci. La tabella 2 riassume le importazioni delle principali famiglie di concimi minerali e include anche l’intero 2017 i cui dati sono stati diffusi lo scorso marzo. Segnaliamo subito che negli ultimi 10 anni i volumi importati sono stati relativamente stabili intorno a una media di 2,4 milioni di tonnellate. Si nota una maggiore variabilità quando si analizzano le singole categorie, tuttavia basta pensare che una nave di concimi può essere di decine di migliaia di tonnellate per rendersi conto che tra l’arrivare in Italia il 28 dicembre o il 3 gennaio, può generare una grande differenza a livello di anno solare.
Questo è accaduto, ad esempio, per fosforo e potassio le cui importazioni del 2009 sono state condizionate dai grandi volumi sbarcati alla fine dell’anno precedente. Paradossalmente la relativa costanza delle importazioni di concimi è in contrasto con l’enorme variabilità delle vendite di cui abbiamo già scritto. È vero che alcune sostanze non trovano impiego diretto come concime (ad esempio l’urea si usa anche nell’industria della colla) ma le circa 725mila tonnellate di concimi composti importate nel 2015 stridono con i consumi di quell’anno che si sono fermati a 636mila. Pur considerando gli slittamenti tra fine ed inizio anno, la possibilità che vi sia sovrapposizione nei conteggi ed il fatto che nel computo mancano esportazioni e produzioni nazionali, l’analisi delle importazioni avvalora la scarsa attendibilità della rilevazione Istat delle vendite.
L’analisi di Silc
Nel tentativo di ovviare a tali lacune e per compensare i rischi connessi ad analisi molto dettagliate, vi sono alcuni soggetti privati che forniscono elaborazioni sui consumi di concimi così come previsioni sull’andamento futuro. Probabilmente un operatore commerciale (privato, consorzio o cooperativa) ha più interesse a ricevere informazioni sull’andamento futuro piuttosto che a conoscere i volumi di vendita di 2 anni prima. La tabella 3 mostra alcuni contenuti della nostra analisi e include una previsione sui consumi del 2018. Si noti innanzitutto la differenza rispetto al dato Istat sia nel totale sia nei singoli comparti. L’Istat, nel 2016, rileva vendite per circa 2,7 milioni di tonnellate contro una nostra stima di 3,1 pari a circa il 15% in più ma è nel dettaglio dei singoli comparti che si notano le differenze più evidenti. Riteniamo palesemente sottostimate le stime del comparto potassici e dei concimi a base organica, il nostro dato è circa il 50% superiore a quello Istat, relativamente agli azotati, segnaliamo non tanto lo scarto percentuale (+14%) quanto il fatto che la differenza (circa 175mila tonnellate) è quasi tutta concentrata nei nitrati. Le nostre rilevazioni comprendono anche il 2017 che è stato elaborato con gli stessi criteri impiegati per il 2016, riteniamo che l’anno si sia concluso con una flessione complessiva di circa il 6%. Relativamente al 2018 si tratta ovviamente di una stima basata, tra l’altro, sulle previsioni di semina e sull’andamento degli ultimi mesi del 2017 collegati alle vendite del primo trimestre 2018. In questo caso abbiamo ritenuto utile inserire le variazioni percentuali per singolo prodotto dalle quali appare subito evidente che, con la sola eccezione dei concimi organici, sono tutte con segno meno. In non pochi casi la flessione è a due cifre e, salvo inattesi recuperi nel secondo semestre, probabilmente le perdite a consuntivo saranno anche di maggiore entità.
Una soluzione complessa
Ci si augura che il sistema statistico di rilevazione possa migliorare anche se purtroppo molte sono le difficoltà oggettive che non si riusciranno a superare. Gli operatori italiani possono continuare a visionare i dati per capire tendenze e anticipare variazioni, alla base di tutto ci deve essere però una profonda conoscenza del quadro complessivo del mondo dei fertilizzanti. Nel caso in cui fossero poi necessarie proiezioni e stime, allora ci si deve affidare a istituti specializzati o a consulenti in grado di interpretare le singole necessità.
Leggi l’articolo su AgriCommercio & Garden Center n. 4/2018
L’edicola di AgriCommercio & Garden Center