Non è tutto BIO quello che luccica

fertilizzanti
Il vizio italiano di complicare le norme rende difficile la vita ai mezzi tecnici per l’agricoltura biologica. Fertilizzanti compresi…

Quotidianamente si leggono fatti di cronaca che riguardano le produzioni biologiche. In alcune occasioni l’incompetenza di chi scrive gli articoli non fa che alimentare una latente sfiducia da parte dei consumatori verso il mondo agricolo in generale. Tuttavia sono proprio i controlli da parte delle autorità (e quelle italiane sono tra le migliori del mondo) a far emergere eventuali comportamenti volti a danneggiare il consumatore.

Ci preme evidenziare, però, che le irregolarità non si possono mettere tutte sullo stesso piano, che non sempre vi sono problemi per il consumatore e che il desiderio di “fare notizia” non può prescindere dal doversi documentare per capire bene di cosa poi si va a scrivere.

Il canale distributivo, in non poche occasioni, si trova suo malgrado impelagato in tali problemi al punto che l’autorità si vede costretta a sequestrare i prodotti così come ad elevare sanzioni anche al commerciante essendo l’ultimo anello della catena distributiva dei mezzi tecnici destinati agli utilizzatori finali che gestiscono coltivazioni biologiche.

L’attuale norma sui fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica (regg. Ce 834/07 e 889/08) stabilisce che la lista suggerita dalla Ue deve poi essere “trasposta” a livello nazionale.

Il registro online (unico riferimento ufficiale per gli operatori del settore) è lento ad aggiornarsi ed ha buchi informatici (e tecnici) che non consentono di registrare alcuni fertilizzanti coerentemente all’etichetta.

Esaminiamo dunque una serie di casi reali, non tutti necessariamente con sanzioni a carico del distributore ma scelti con l’obiettivo di far capire che il consumatore finale non viene danneggiato e che le produzioni agricole si possono considerare biologiche a tutti gli effetti, anche se è stata commessa un’infrazione.

Paradosso Ue

L’attuale norma sui fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica (regg. Ce 834/07 e 889/08) stabilisce il principio generale che la lista suggerita dalla Ue deve poi essere “trasposta” a livello nazionale. Ad esempio in Italia questo accade con l’allegato 13 del dlgs 75/2010 (relativo ai fertilizzanti) in cui troviamo la tavola di corrispondenza tra i tipi di fertilizzanti (Ce e Nazionali) e le categorie previste dall’allegato I del Reg. Ce 889/08. Ne consegue che un agricoltore italiano potrà utilizzare solo i fertilizzanti previsti dall’allegato 13 e che, di contro, un agricoltore francese non potrà impiegare un concime italiano solo perché non previsto dalla sua norma nazionale. Paradossalmente, se entrambi gli agricoltori producono mele biologiche, il prodotto finale sarà considerato bio a livello Ue a prescindere dal Paese in cui è stato coltivato anche se i concimi impiegati per ottenerlo sono diversi. Non di rado in Italia sono stati sequestrati concimi consentiti in agricoltura biologica in un altro Stato Membro e ci sono stati problemi per le coltivazioni in cui tali prodotti erano stati impiegati. Nessun danno per il consumatore ma sanzioni e sequestri per i distributori italiani.

Questione rame

Recentemente alcuni ispettori degli Enti di certificazione biologica hanno deciso di applicare alla lettera una circolare del Mipaaf, priva di valore normativo e contenente affermazioni non previste dalla legge. Purtroppo anche in questi casi vi sono state ricadute sugli operatori ma le produzioni agricole sono da considerarsi perfettamente a norma e, quindi, nessun danno per i consumatori.

Il legislatore, probabilmente sollecitato da altre parti interessate, ha rivisto alcuni articoli dei regolamenti europei riadattandoli al problema (non sappiamo se solo italiano) legato all’uso di concimi a base di rame con modalità e dosi tipiche dei prodotti di difesa. Ovviamente il problema esiste e andrebbe risolto, ma si è deciso di farlo per vie burocratiche anziché analizzandone origine, concause e modalità tecnico-applicative. Al contrario, la circolare ha sollecitato i certificatori a farsi rilasciare dall’agricoltore una “documentata carenza nutrizionale della coltura oggetto di concimazione per il micronutriente Rame”.

L’articolo 3 del dm 18354/2009 (in questo caso si tratta di una norma pubblicata in Gazzetta ufficiale e non di una circolare interna) stabilisce che il documento giustificativo è in primis la dichiarazione dell’operatore responsabile redatta ai sensi dell’art. 63 del reg. Ce 889/08 e, solo nel caso in cui la necessità dell’intervento non sia riportata in tale dichiarazione, a giustificare l’impiego di un mezzo tecnico può bastare una relazione tecnico-agronomica oppure una relazione fitopatologica oppure altri documenti.

Macro nei micro

Alcuni anni fa, senza alcun preavviso e senza confrontarsi con il tavolo tecnico previsto (anche se in forma diversa) dallo stesso decreto legislativo sui fertilizzanti, fu pubblicata una modifica del citato allegato 13 che limitò non di poco gli agricoltori italiani rispetto ai loro omologhi biologici del resto della Ue. Riteniamo di essere uno dei pochi se non l’unico Paese Ue in cui è vietato utilizzare su coltivazioni biologiche concimi Ce a base di microelementi se prodotti a partire da sali contenenti azoto e fosforo.

Con un colpo di spugna sono stati cancellati tutti i concimi (anche quelli organici contenenti microelementi) costituiti, ad esempio, da molibdato di ammonio, nitrato di zinco o fosfato di manganese. Di là dalle considerazioni di natura agronomica sulla quantità omeopatica di azoto che si apporta quando si distribuiscono pochi etti di nitrato di rame ad ettaro, desta preoccupazione il fatto che vengano ritenuti non più idonei concimi probabilmente ancora utilizzati da inconsapevoli agricoltori che rischiano “non conformità” essendo trascorsi i 12 mesi di tempo per smaltire le scorte. Di nuovo si corre il rischio di trasformare una sciocchezza di natura burocratica in un caso da prima pagina per frode in biologico.

Vegetariani e bio

Restiamo in tema di assurdità burocratiche, questa volta di matrice Europea. Per non si sa bene quali motivi deontologici, il legislatore comunitario ha ritenuto di proibire l’impiego delle proteine idrolizzate animali sulle parti commestibili della pianta. In sostanza un consumatore vegetariano se acquista lattuga non biologica corre il rischio di ingerire eventuali proteine animali applicate come concime, con buona pace di tutti.

Se la medesima lattuga è biologica, si è ritenuto indispensabile garantire al consumatore vegetariano l’assenza di proteine idrolizzate spruzzate sulla pianta nell’arco dell’intero ciclo vegetativo. Il prodotto, in se, è assolutamente idoneo all’impiego in agricoltura biologica ma è la condizione d’uso che fa la differenza e che potrebbe causare un serio danno economico all’agricoltore che riceve una “non conformità” solo per le modalità d’applicazione.

Paradossalmente la norma italiana non impone al fabbricante del concime di includere in etichetta eventuali restrizioni alle condizioni d’uso previste dalle norme, di conseguenza la responsabilità ricade esclusivamente sull’operatore che non conosce le regole. Sono ancora tante le cose da segnalare per il settore fertilizzanti e non solo (si veda il riquadro), ci sono temi importanti come gli aggiornamenti dell’allegato 13 del Dlgs 75/2010 che continuano ad essere mandati a Bruxelles ma dei quali non si hanno poi notizie così come sono bibliche le tempistiche per poter inserire nuovi fertilizzanti in legge. Si potrebbe discutere a lungo su modi e criteri di verifica delle certificazioni biologiche.

C’è un registro online (unico riferimento ufficiale per gli operatori del settore) lento ad aggiornarsi, con buchi informatici (e tecnici) che non consentono di registrare alcuni fertilizzanti coerentemente all’etichetta. Abbiamo un mondo (quello dell’agricoltura biologica) che corre veloce verso l’Europa e non solo mentre la burocrazia lenta e farraginosa ne rallenta l’innovazione e l’ammodernamento. Speriamo che i nuovi regolamenti Comunitari già pubblicati (sul Bio) e da pubblicare (quello sui fertilizzanti), possano portare regole nuove, certe, immediatamente applicabili ed uguali per tutti.

 

Leggi l’articolo completo su Agricommercio e Garden Center n. 6/2018

Non è tutto BIO quello che luccica - Ultima modifica: 2018-09-10T17:38:53+02:00 da Barbara Gamberini

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