I garden center hanno affrontato l’emergenza a testa alta

garden center e coronavirus
Con la chiusura dei punti vendita, ecco come hanno affrontato l’emergenza gli esercizi interessati dai provvedimenti del Governo

L’emergenza Covid-19 ha imposto, dall’11 marzo, una sostanziale modifica o assenza delle vendite a tutto il comparto del giardinaggio. Con qualche differenza: vivai e aziende floricole hanno potuto riaprire al pubblico dal 25 marzo, garden center e fiorai no. Tutti però hanno potuto vendere con consegna direttamente a domicilio.

Quindi, sia i vivai/floricolture, sia i garden center si sono trovati davanti a un bivio: o rimanere chiusi buttando via piante e fiori e cassintegrando/licenziando il personale, o continuare a lavorare per effettuare vendite consegnando a domicilio.

La terza possibilità – per i vivai – di riaprire al pubblico è stata infatti vanificata dall’assenza di clienti, comunque inibiti dai controlli che potevano sanzionarli a discrezione delle Forze dell’ordine.

La maggioranza dei garden ha optato per le consegne a domicilio, così come quasi tutte le aziende floricole, oltre alla vendita alla Gdo per le più grandi e allo shop online per quelle specializzate (es. rose, piante esotiche, bulbi ecc.). Il servizio offerto ha avuto per tutti grande successo, costringendo parecchi garden e vivai a chiedere il contatto via mail a causa dell’intasamento della linea telefonica o dello shop online. Chi ha continuato a lavorare in questo modo, ovviamente, è solo riuscito a tamponare le perdite per la primavera mancata, non certo a guadagnare e, al momento in cui scriviamo, come tutti noi non ha idea di come potrà procedere l’annata, comunque compromessa. Sa solo che ce l’ha messa tutta, e continuerà a farlo, adattandosi a quanto la vita post-Coronavirus imporrà.

Chi ha regalato le piante

Molte floricolture, di piante in vaso o da reciso, già da metà marzo si sono viste costrette a liberare le serre dalle piante e fiori pronti per la vendita al dettaglio o all’ingrosso. C’è chi li ha distrutti col trattore, chi li ha estirpati e ammassati come rifiuto da smaltire, e chi invece ha deciso di regalarle, distribuendole personalmente per strada – come la Floricoltura Chiaravalli di Monza – o agli ospedali.

Emblematica la storia di Menin Floricoltura: produttore all’ingrosso di orchidee, ha chiuso l’azienda l’11 marzo e, per non mandare al macero 50mila piante a settimana, all’inizio di aprile ha deciso di regalare quante più orchidee possibile al personale sanitario degli ospedali del Veneto e ai concittadini del paese di Carceri (Padova), sede aziendale, consegnandole di persona (con le dovute precauzioni). Piante così delicate non sono infatti spedibili via corriere ai tanti consumatori finali che si erano offerti via Facebook di acquistarle da tutta Italia, oltre all’impossibilità per un grossista di vendere al dettaglio. Non ha potuto vendere alla Gdo dopo il 25 marzo perché nessuna catena di supermercati, impegnata a soddisfare gli approvvigionamenti primari, ha fatto richiesta di piante. Ha provato a darle in beneficienza alla Regione Veneto in modo che il ricavato andasse tutto al sistema sanitario, ma non erano disponibili persone che potessero svolgere l’operazione perché tutte impegnate nell’emergenza. Non ha potuto regalarle fuori dall’azienda per non creare assembramenti. Infine la decisione di donarle ai sanitari per non buttarle, perché serviva lo spazio per allargare le piante più piccole in crescita.

Un altro grossista di orchidee, il celeberrimo Raffeiner di Bolzano/Gargazzone, per svuotare le serre ha donato piante alle istituzioni locali, e altre le ha messe in vendita (3 orchidee a 49,90 €) con consegna in 3 giorni tramite corriere (10 € di spedizione) e proventi devoluti interamente in beneficienza per le case di cura altoatesine. Per l’acquirente, un ingresso omaggio all’Orchideenwelt di Gargazzone (Bz).

I vivai poco frequentati…

Seppur riaperti dal 25 marzo, i vivai al dettaglio sono inizialmente rimasti vuoti di clienti. Allora quasi tutti si sono attrezzati per le consegne a domicilio. Fra i primissimi, Flordenny Vivai: fin dallo stop dell’11 marzo si è attivato per la consegna a domicilio, solo nei Comuni limitrofi al punto vendita (situato a Granarolo dell’Emilia, Bologna), previo ordine telefonico o via mail per verificare la disponibilità della merce (che cambiava in base alle forniture – difficoltose soprattutto in marzo – giorno per giorno) e l’effettiva possibilità di consegnare. Le consegne venivano affidate a un corriere, quindi con spese di spedizione pari a 10 €. Dal 14 aprile il vivaio ha riaperto i battenti con tutte le precauzioni di legge, mantenendo però attiva la vendita a domicilio.

Flordenny ha annunciato in home page sul suo sito web la consegna a domicilio.

Sull’arco alpino la Floricoltura Val di Sole di Commezzadura (Trento) ha riaperto al pubblico il 30 marzo, con tutte le precauzioni del caso, cioè servendo un cliente per volta ed evitando accuratamente contatti e assembramenti. I Carabinieri della zona hanno confermato che i clienti potevano venire con autocertificazione. Hanno attivato il servizio di consegna a domicilio per ordini superiori a 20 €, gestito in proprio, nei paesi del circondario (entro i 10 km di distanza) raggruppati per viabilità ogni giorno (prenotazione telefonica entro il giorno precedente).

C’è poi chi fa da anni e-commerce, come i Vivai Gabbianelli, che hanno oltre 800 piante da frutto in catalogo sul sito web, peraltro aggiornato con regolarità sull’emergenza Covid-19. Hanno riaperto al pubblico dal 25 marzo (pagamento solo con carte), pur mantenendo il già avviato servizio di consegna a domicilio nel raggio di 30-40 km da Castelleone di Suasa (Ancona) e per ordini (via mail o telefono) di una certa consistenza, con mezzi propri. Il 23 marzo ha invece dovuto sospendere le spedizioni via corriere per evitare il deperimento delle piante che non avevano priorità di consegna, ma il 6 aprile ha ripreso a spedire nel Centro-Sud e il 14 anche nel Nord Italia. Fino al 3 maggio la vendita online è stata scontata del 20% per tutti i prodotti.

… e quelli senza mostre

Poi ci sono i vivai specializzati in una categoria di piante che, normalmente, vendono soprattutto alle mostre-mercato di stagione, tutte annullate nella primavera 2020.
Stefano Magi de Le Rose di Firenze è pessimista: «Abbiamo perso tutte le mostre mercato di primavera perché, anche se riaprissero in giugno, la stagione è talmente avanzata che nessuno acquisterà rosai da piantare.

Le Rose di Firenze ha incrementato le vendite online, ma non a sufficienza

Per questa stagione consegniamo a domicilio a Firenze e dintorni, con nostri mezzi, per una spesa di almeno 50 € e spese di consegna da 10 a 30 € secondo la distanza. Abbiamo avuto un piccolo aumento dell’e-commerce, dall’8 al 15%, ma è irrisorio ai fini del fatturato. E le spese ci sono comunque. Speriamo di poter recuperare qualcosa con le mostre autunnali, favorevoli alle rose».

Parole analoghe quelle di Michele Cesi del Vivaio Sei Cime d’Oro di Cernusco sul Naviglio (Milano): «Noi non abbiamo comunque riaperto al pubblico, nemmeno quando la Regione Lombardia, in ritardo, ha dato il via libera a metà aprile, perché non anteponiamo la vendita alla salute nostra e dei nostri clienti. Siamo rimasti chiusi, e non abbiamo fatto consegne a domicilio per evitare i contagi. Abbiamo invece spedito le nostre orchidee via corriere. Continuiamo con la manutenzione delle piante, che ovviamente non si ferma, e continuiamo a pagare le spese fisse. Per le vendite se ne riparlerà in autunno».

Ancora peggio, però, è andata a Lucia Romani Adami di Peoniamia (Castel San Pietro Terme, Bologna): «La stagione delle peonie va da marzo con le piantagioni, a metà giugno con gli ultimissimi fiori recisi. Venendo a mancare tutte le cerimonie e gli eventi, nonché la possibilità di vendita del reciso, la stagione è persa. Ma è persa anche la vendita delle piante attraverso le mostre-mercato a cui fra marzo e giugno partecipavamo con regolarità. Oltre al nostro sito web e a Facebook, abbiamo riaperto al pubblico il vivaio il 30 marzo, e abbiamo attivato anche le spedizioni e le consegne (gratuite oltre i 100 €) a domicilio nel circondario su prenotazione, ma gli incassi sono risibili. Praticamente per noi l’anno è perso, speriamo solo di riuscire a pagare le spese fisse».

I garden center? A domicilio!

I garden center, i più penalizzati perché inizialmente chiusi per dpcm fino al 3 maggio (tranne che in Emilia-Romagna dove hanno riaperto il 23 aprile) e poi riaperti dal 27 aprile grazie a una Faq del ministero dell’Interno, hanno fatto a lungo l’unica cosa loro concessa: vendere a domicilio, organizzandosi in quattro e quattr’otto.

La catena Viridea, con i suoi 9 punti vendita nelle regioni Piemonte, Lombardia e Veneto, li ha riaperti in date successive a seconda delle ordinanze regionali. L’apertura ha visto un orario ridotto e spezzato rispetto al normale orario continuato, e chiusura la domenica. Tutti i punti vendita sono stati attivati per la consegna a domicilio, con spese di spedizione commisurate alla distanza da percorrere e pagamento con carta di credito oppure contanti.

Per organizzare la spedizione bastava contattare per telefono o mail il punto vendita, per ricevere anche articoli non presenti in online ma disponibili nel negozio fisico. Lo shop online era presente già da tempo sul sito web della catena di garden center, ma mai così “gettonato” come adesso.

Il garden Sinflora, chiuso dal 12 marzo, già dal 18 ha avviato la consegna gratuita a domicilio, a Bologna e Modena essendo il garden center a metà strada, ad Anzola Emilia (Bologna), aprendo una nuova casella mail dedicata agli ordini, da effettuarsi anche via cellulare. Non ha un sito web, quindi ha man mano pubblicato sulla pagina Facebook tutte le piante disponibili e i nuovi arrivi, con dimensioni e prezzi di ciascuno.

La Corte dei Fiori a Casalecchio di Reno (Bologna) ha riaperto il 20 aprile, nel rispetto delle rigide norme sanitarie nazionali e consentendo la vendita solo di piante, terriccio, sementi, vasi e articoli per il giardinaggio.

Ha mantenuto il servizio di consegna a domicilio su ordine telefonico o via shop online, per acquistare anche barbecue e accessori, arredo giardino, piscine e décor casa. Nel frattempo sta programmando nuovi corsi e iniziative per quando l’emergenza sarà finita.
In ultima analisi, ferma restando la gigantesca quantità di piante distrutte fra marzo e aprile, consola la “presa d’assalto” di vivai, garden center e fiorai da parte dei clienti al momento della riapertura di fine aprile: un viavai continuo di persone, perfino di lunedì, educatamente in fila e con mascherina a riempire carrelli di piante, terricci e vasi. Non sarà un anno di guadagni, ma la stagione potrebbe non essere affatto perduta per tutti gli attori del comparto florovivaistico.


Flora2000, e-commerce da 13 anni

Andrea Pagani
Andrea Pagani, titolare di Flora2000

Già nel 2007 abbiamo aperto il nostro shop-online, forte di ben 3500 fra specie e varietà, consolidando nel tempo il know-how della vendita in tutta Italia, con i giusti strumenti 4.0. Così, quando i garden center sono stati chiusi, ci siamo subito convertiti da struttura di vendita diretta ad azienda di vendita a domicilio Plant Express. I clienti che normalmente venivano nel garden hanno ordinato numerosissimi online, con pagamento anticipato, e noi abbiamo consegnato a domicilio le piante entro 10 giorni. È stato difficile organizzare la logistica, in modo da avere sempre il prodotto ed effettuare le consegne in tempi rapidi.

Siamo stati mossi non tanto da esigenze commerciali, quanto dall’imperativo etico di non lasciare nessuno dei nostri dipendenti a casa. E anche da un altro intento: quando tutto intorno sta morendo, noi abbiamo continuato a portare fiori, cioè un messaggio di speranza alle persone per dare loro qualcosa che cresce e che rinasce. Visto che non possiamo realizzare nuovi giardini – l’altra nostra specialità – almeno continuiamo a svolgere un’importante azione dal punto di vista sociale, dando speranza alle persone demoralizzate.

Non so cosa ci porterà il futuro, ma credo che un buon 30% delle persone locali che hanno ordinato online continueranno a farlo anche quando l’emergenza sarà passata. Sicuramente il business funzionerà se manteniamo la consegna.


L'articolo è pubblicato su Agricommercio e Garden Center n. 3/2020

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I garden center hanno affrontato l’emergenza a testa alta - Ultima modifica: 2020-05-13T19:56:47+02:00 da Barbara Gamberini

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