La crisi può essere vista come un’opportunità per operare una produttiva trasformazione dell’azienda. Il ruolo del manager all’interno del processo di cambiamento

Mai come in questo momento sentiamo parlare di crisi, di emergenza e di aziende in difficoltà. Al contempo, però, si fanno sempre più risonanti le voci e i pensieri di chi, accantonato lo scoraggiamento iniziale, si rimbocca le maniche per ripartire.

Non è necessario prendere come riferimento soltanto il particolare momento che stiamo vivendo ora poiché le situazioni di crisi sono all’ordine del giorno in qualunque realtà aziendale. Quello che abbiamo potuto constatare nell’era post Coronavirus è l’abitudine al cambiamento.

Crisi e opportunità sono sempre stati, nell’ambito del management ma non solo, due lati della stessa medaglia: da una parte lo sconforto di una situazione complessa e dall’altra la spinta per trovare una soluzione alla quale, in condizioni normali, non si sarebbe mai arrivati.

Non per niente Albert Einstein scriveva: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”.

Il capitano del vascello

Il manager all’interno della sua azienda ricopre il ruolo del capitano della nave, deve spronare i suoi e deve saper prendere decisioni. In una qualsiasi situazione di crisi a questi due compiti si aggiunge la necessarietà di un’azione rapida. Gestire il caso e l’emergenza in tempi stretti non è però un compito facile, quando si tratta di:

  • Prendere decisioni importanti in poco tempo. Nell’urgenza di affrontare il cambiamento bisogna rimanere competitivi e interpretare l’evoluzione del mercato senza rimanere schiacciati dal rapido evolversi degli eventi.
  • Rivedere le proprie decisioni e riadattarle in virtù delle direttive che cambiano. Il caos che può derivare da una situazione emergenziale è difficilmente gestibile anche a livello macro: ecco perché talvolta è opportuno rivedere le decisioni prese perché magari vengono pubblicate nuove regole che vanno a normare vuoti legislativi a cui prima si era provveduto in autonomia.
  • Tenere alta la concentrazione del gruppo sul lavoro e sugli obiettivi. Da buon capitano della nave, l’imprenditore o il manager deve saper tenere alto l’umore della sua squadra per evitare incomprensioni o difficoltà relazionali.

Mai come nelle situazioni più difficili è importante porre al centro il team di lavoro, fare squadra e remare insieme nella stessa direzione.

Avere le idee giuste per la ripresa. Accanto al compito di gestire e organizzare l’azienda, il manager non deve dimenticare di cercare idee e strategie per sopravvivere alla crisi. La lungimiranza, così come la capacità imprenditoriale di chi sta al vertice aziendale permetteranno di superare la tempesta e di affrontare il post emergenza in modo vincente.

La crisi come trasformazione

La crisi è prima di tutto trasformazione: può contribuire a creare un modello di leadership diverso, che sappia usare al meglio gli strumenti a disposizione.

Pensiamo ad esempio allo smartworking: la possibilità di svolgere il lavoro da un qualsiasi posto diverso dall’ufficio con orari flessibili è, in realtà, solamente un mezzo per portare il vero cambiamento in azienda. Alla possibilità di fruire del lavoro flessibile va affiancato un percorso di apprendimento che rappresenta il vero e proprio cambiamento di mentalità.

La transizione da una situazione di crisi a una ricca di opportunità non ha sempre esito positivo, anzi, può rendere l’intera struttura aziendale molto più forte o molto più debole a seconda di come la si attraversa. Il percorso non è facile e i passi da compiere sono numerosi, eccone alcuni:

Rompere gli stereotipi

Nel mondo del lavoro, tra innovazione e ammodernamenti, rimangono purtroppo ben radicati alcuni stereotipi che impediscono il cambiamento e il rinnovamento. Da quelli di genere (gli uomini lavorano di più e meglio delle donne) a quelli sul modo di lavorare (con lo smartworking non si lavora, la presenza in azienda è indispensabile, conciliare vita privata e vita lavorativa è impossibile, rimanere in ufficio oltre l’orario è segno di maggiore impegno e dedizione).

Trovare nuovi linguaggi e nuovi percorsi

Più volte abbiamo affrontato il tema della contaminazione di ruoli, di ambiti e di professionalità come strumento per portare in azienda la vera innovazione.

Il lavoro in gruppo, ad esempio, favorisce il confronto e lo scambio di idee; una buona leadership fa in modo che ci sia interazione anche tra livelli gerarchici ben diversi. Il tutto orientato ad individuare linguaggi diversi da quelli attuali per cercare qualcosa di diverso e adattabile alla situazione.

L’importanza della condivisione

L’uomo è un animale sociale e in quanto tale necessità di legami e relazioni con i suoi simili. Le aziende, che sono fatte di persone, necessitano esattamente allo stesso modo di condivisione, e gli effetti del distanziamento fisico con cui abbiamo dovuto fare i conti in questi mesi ne è la dimostrazione.

Il manager o l’imprenditore, dunque, deve incentivare sempre di più lo scambio di idee tra le persone, instaurare relazioni e favorire gli scambi di conoscenze e competenze tra i collaboratori.

Far emergere le competenze trasversali

Le competenze trasversali vengono anche definite soft skill e sono quelle caratteristiche attitudinali che rendono un collaboratore una risorsa per l’azienda.

Il panorama delle competenze trasversali è molto ampio: sono quelle più difficili da far emergere e il momento di crisi potrebbe essere il momento giusto perché i collaboratori ne “manifestino” qualcuna.

Tra le competenze trasversali, quelle di primaria importanza sono:

  • la capacità di lavorare in gruppo,
  • l’affidabilità,
  • il multitasking,
  • la flessibilità,
  • l’attitudine al problem solving,
  • l’empatia,
  • l’organizzazione.

Le due fasi del cambiamento

Il cambiamento si articola in due fasi: la prima è rivolta ad abbattere ciò che c’era prima, la seconda a gestire il “dopo”.

Nella prima fase per l’imprenditore sono indispensabili il coraggio, la determinazione e la velocità d’azione; nella seconda, invece, serve progettualità, leadership e una buona squadra di collaboratori su cui poter fare riferimento.

Molto spesso, in aziende anche appartenenti a settori molto diversi tra loro, gli imprenditori si trovano a gestire il cambiamento innescato da un evento drammatico o da una situazione di crisi.

Quando il cambiamento è così repentino e inaspettato il management si trova in un ruolo particolarmente rischioso perché nella burrasca deve avere comunque la consapevolezza di dove andare. In questa condizione è indispensabile non tanto avere presente la vision aziendale ma la strategia, la road map da seguire nell’operatività di tutti i giorni.

Quando si attua un cambiamento in azienda lo si fa con la consapevolezza del rischio legato ai diversi elementi che abbiamo descritto in precedenza; tuttavia lo si affronta con lo spirito di chi cerca un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti, di chi spinge per un rinnovamento strutturale che porta una ventata di energia, di chi si trova in una condizione di difficoltà ma vuole fare tutto il possibile per trasformare gli elementi di crisi in opportunità per crescere e migliorarsi.

Leggi l'articolo su Agricommercio e Garden Center n. 4/2020

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Rimboccarsi le maniche per ripartire - Ultima modifica: 2020-07-10T14:46:54+02:00 da K4

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