Tra il 2001 e il 2011 la distribuzione nei campi a difesa delle coltivazioni è diminuita del 3,6%
Meno chimica di sintesi,
più prodotti e
mezzi tecnici rispettosi dell’ambiente.
È la «fotografia
» scattata dall’Istat con il
Rapporto 2011 sulla distribuzione
per uso agricolo dei
prodotti fitosanitari.
Il report evidenzia che
l’anno scorso la quantità di
prodotti distribuiti e usati in
agricoltura è diminuita, nel
complesso, dell’1% rispetto
al 2010 e del 3,6% nel decennio
2001-11. A conferma
che, al di là delle diverse
condizioni meteorologiche
che si sono verificate nel corso
degli anni e dei piani colturali
adottati dai produttori,
l’agricoltura ha progressivamente
risposto alle indicazioni
fornite dalle politiche
agroambientali comunitarie
e nazionali, finalizzate a un
minore utilizzo di mezzi tecnici
di sintesi per proteggere
le coltivazioni da malattie e
andamenti climatici avversi.
In particolare, negli ultimi
dieci anni è stato registrato
un calo dell’8,8% di fungicidi,
del 9,7% di prodotti erbicidi
e del 19% di insetticidi
e acaricidi. Contestualmente,
è invece aumentato,
addirittura raddoppiando
(+101,9%), il ricorso ai cosiddetti
«prodotti vari», come
molluschicidi, fumiganti
e fitoregolatori. In ogni caso,
considerando il livello di
tossicità, i quantitativi di prodotti
«molto tossici» e «tossici
» si sono ridotti del 27,4%,
quelli di prodotti «non classificabili
» del 19 per cento.
Mentre è aumentato in modo
considerevole (+136,5%)
l’uso di «prodotti nocivi».
Tra il 2001 e il 2011 la
quantità di principi attivi
contenuti nei prodotti fitosanitari
è diminuita complessivamente
di 5.656 tonnellate
(-7,4%).
Nel dettaglio, sono calate
del 36,5% le sostanze attive
insetticide, del 17,2% quelle
erbicide, dell’11,1% quelle
fungicide. Mentre le sostanze
attive «varie» sono quasi
raddoppiate (+93,8%).
Un forte incremento, nel
decennio osservato, hanno riscontrato
i prodotti di origine
biologica, passati da 11,9
a 385,2 tonnellate. E poi le
trappole, strumentazioni contenenti
principi attivi usate
sia per il monitoraggio, sia
per segnalare la riproduzione
degli insetti dannosi alle
colture, che sono aumentate
del 28 per cento. E proprio i
prodotti di origine biologica
e delle trappole rappresentano
il segmento più innovativo
della distribuzione di prodotti
fitosanitari, anche se le
quantità immesse sul mercato
al consumo risultano ancora
di entità limitata.
Il Rapporto Istat rileva
che il 50,9% dei prodotti fitosanitari
viene distribuito
nelle regioni settentrionali,
il 12% in quelle centrali, il
37,1% nel Mezzogiorno.
«I costanti investimenti in
ricerca e sviluppo da parte
delle aziende del settore, pari
a circa il 6% del loro fatturato
complessivo – ha commentato
Agrofarma, l’associazione
delle imprese produttrici
aderente a Federchimica
– sono esplicito segnale
dell’adozione di tecnologie
sempre più avanzate e
rispettose dell’ambiente, che
hanno permesso una costante
riduzione delle dosi d’impiego.
Tra il 1990 e il 2010,
infatti, è stato registrato un
calo del 32% del consumo
nazionale di agrofarmaci,
passando da 141.200 a
95.830 tonnellate».
Per il presidente di Agrofarma,
Andrea Barella, «i dati
resi noti dall’Istat arrivano
a conferma di una cultura
agricola che va sempre più
evolvendosi verso l’utilizzo
intelligente, da parte degli
operatori del settore, di tutti
i mezzi tecnici attualmente a
disposizione».
più prodotti e
mezzi tecnici rispettosi dell’ambiente.
È la «fotografia
» scattata dall’Istat con il
Rapporto 2011 sulla distribuzione
per uso agricolo dei
prodotti fitosanitari.
Il report evidenzia che
l’anno scorso la quantità di
prodotti distribuiti e usati in
agricoltura è diminuita, nel
complesso, dell’1% rispetto
al 2010 e del 3,6% nel decennio
2001-11. A conferma
che, al di là delle diverse
condizioni meteorologiche
che si sono verificate nel corso
degli anni e dei piani colturali
adottati dai produttori,
l’agricoltura ha progressivamente
risposto alle indicazioni
fornite dalle politiche
agroambientali comunitarie
e nazionali, finalizzate a un
minore utilizzo di mezzi tecnici
di sintesi per proteggere
le coltivazioni da malattie e
andamenti climatici avversi.
In particolare, negli ultimi
dieci anni è stato registrato
un calo dell’8,8% di fungicidi,
del 9,7% di prodotti erbicidi
e del 19% di insetticidi
e acaricidi. Contestualmente,
è invece aumentato,
addirittura raddoppiando
(+101,9%), il ricorso ai cosiddetti
«prodotti vari», come
molluschicidi, fumiganti
e fitoregolatori. In ogni caso,
considerando il livello di
tossicità, i quantitativi di prodotti
«molto tossici» e «tossici
» si sono ridotti del 27,4%,
quelli di prodotti «non classificabili
» del 19 per cento.
Mentre è aumentato in modo
considerevole (+136,5%)
l’uso di «prodotti nocivi».
Tra il 2001 e il 2011 la
quantità di principi attivi
contenuti nei prodotti fitosanitari
è diminuita complessivamente
di 5.656 tonnellate
(-7,4%).
Nel dettaglio, sono calate
del 36,5% le sostanze attive
insetticide, del 17,2% quelle
erbicide, dell’11,1% quelle
fungicide. Mentre le sostanze
attive «varie» sono quasi
raddoppiate (+93,8%).
Un forte incremento, nel
decennio osservato, hanno riscontrato
i prodotti di origine
biologica, passati da 11,9
a 385,2 tonnellate. E poi le
trappole, strumentazioni contenenti
principi attivi usate
sia per il monitoraggio, sia
per segnalare la riproduzione
degli insetti dannosi alle
colture, che sono aumentate
del 28 per cento. E proprio i
prodotti di origine biologica
e delle trappole rappresentano
il segmento più innovativo
della distribuzione di prodotti
fitosanitari, anche se le
quantità immesse sul mercato
al consumo risultano ancora
di entità limitata.
Il Rapporto Istat rileva
che il 50,9% dei prodotti fitosanitari
viene distribuito
nelle regioni settentrionali,
il 12% in quelle centrali, il
37,1% nel Mezzogiorno.
«I costanti investimenti in
ricerca e sviluppo da parte
delle aziende del settore, pari
a circa il 6% del loro fatturato
complessivo – ha commentato
Agrofarma, l’associazione
delle imprese produttrici
aderente a Federchimica
– sono esplicito segnale
dell’adozione di tecnologie
sempre più avanzate e
rispettose dell’ambiente, che
hanno permesso una costante
riduzione delle dosi d’impiego.
Tra il 1990 e il 2010,
infatti, è stato registrato un
calo del 32% del consumo
nazionale di agrofarmaci,
passando da 141.200 a
95.830 tonnellate».
Per il presidente di Agrofarma,
Andrea Barella, «i dati
resi noti dall’Istat arrivano
a conferma di una cultura
agricola che va sempre più
evolvendosi verso l’utilizzo
intelligente, da parte degli
operatori del settore, di tutti
i mezzi tecnici attualmente a
disposizione».