Via libera all’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina. L’autorità competente, il Commissario europeo per la concorrenza, la danese Margrethe Vestager, ha rilasciato lo scorso 5 aprile il suo parere favorevole alla maxi operazione, del valore di 43 miliardi di dollari, che porterà all’acquisto della società di Basilea da parte del colosso statale cinese.
«Si è trattato - afferma Vestager - di un caso diverso rispetto all’analisi della proposta di fusione tra Dow e DuPont (si legga riquadro) perchè Adama, la società controllata da ChemChina attiva nel settore degli agrofarmaci, ha minori investimenti in ricerca e sviluppo e quindi non vi erano gli stessi rischi riguardo alla perdita di competitività e di potenzialità nell’innovazione». Si tratta di un passo decisivo verso la chiusura della transazione, la quale dovrebbe avvenire entro il secondo trimestre del 2017 dando origine a uno dei più significativi poli mondiali della chimica e della genetica agraria. L’investigazione della Commissione Ue si è incentrata sulle sovrapposizioni tra le tipologie di prodotto delle due società già presenti sui mercati europei. L’autorità di Bruxelles ha lavorato a stretto contatto con le analoghe istituzioni statunitensi, cinesi, brasiliane, canadesi e messicane.
Sono emerse alcune criticità riguardo al rischio che la nuova società possa assumere una posizione dominante in alcuni mercati e le parti si sono accordate per la vendita di quote considerevoli nei business più a rischio. Ciò includerà una significativa quota del portafoglio Adama di agrofarmaci e regolatori di crescita e anche di alcuni prodotti Syngenta. L’accordo include il progetto di vendita di 29 soluzioni Adama in via di sviluppo.
Forte polarizzazione
È in corso una forte polarizzazione nei settori della difesa e del miglioramento genetico delle piante. Oltre alle due fusioni descritte in queste pagine è infatti in corso anche quella tra Bayer e Monsanto. Una circostanza che genera paure e perplessità per il timore di vedere il comparto dei mezzi tecnici per l’agricoltura nelle mani di pochissimi grandi player.
C’è però da osservare che, anche dopo la chiusura di queste operazioni, il fatturato di queste società attive nell’agribusiness sarà sensibilmente più basso rispetto a quello dei colossi mondiali della distribuzione alimentare.