Il convegno Nazionale Compag 2020, dal titolo Il mondo produttivo alle prese con le politiche ambientali e che si terrà il 12 novembre in diretta streaming sulla piattaforma Zoom, sarà incentrato sulla strategia ambientale lanciata dalla Presidente della Commissione Europea in occasione del suo insediamento alla fine del 2019.
Compag impegnata nelle filiere
Dopo una prima relazione che darà riscontro dell’attività dell’associazione nell’ambito delle filiere delle materie prime agricole, attività che risulta fungibile al tema principale del convegno, in quanto gli accordi di filiera potranno essere uno strumento per l’applicazione delle indicazioni ambientali, si passerà ad analizzare la strategia ambientale “Farm to Fork”, dalla fattoria alla tavola, ma che può anche essere intesa come l’agricoltura al bivio vista la sterzata in senso ambientale che la Commissione intende dare, impegnando anche una quantità di risorse, al sistema produttivo comunitario.
Strategia ambiziosa e rischiosa
Una strategia sicuramente ambiziosa ma che presenta notevoli rischi insiti nella possibilità di raggiungere gli obiettivi indicati, almeno in tempi relativamente brevi. Fintantoché non saranno definiti dei regolamenti applicativi rimangono una serie di enunciazioni con tanti interrogativi e non poche contraddizioni quali ad esempio la possibilità di ridurre il rischio dell’impiego dei prodotti fitosanitari del 50% entro il 2030, attraverso le misure della direttiva sull’uso sostenibile, quando le stesse analisi della Commissione ammettono che nei primi 5 anni di applicazione (2014-2019) molte misure sono state applicate in maniera non uniforme tra i paesi dell’Unione e in alcuni casi sono rimaste totalmente inapplicate
Moltissimi interrogativi
D’altra parte i tempi della ricerca non sono definibili a priori.
E come definire i tempi di sostituzione delle attuali molecole con altre più “sostenibili” che garantiscano un’adeguata difesa dalle avversità delle piante?
O il presupposto non necessariamente provato che sostanze di origine naturale siano in quanto tali più sicure di altre o che aumentando la superficie biologica al 25% si possa ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime agricole?
E che dire della necessità di modificare le abitudini alimentari degli europei perché queste farebbero da traino, osservazione sicuramente pertinente, all’evoluzione in senso sostenibile delle tecniche agricole?
Il rischio è di ridurre l’agricoltura a un’attività meramente assistita, come chiedono agguerrite frange ambientaliste, piuttosto che ad un sistema efficiente e tecnologicamente avanzato che vede al centro la ricerca con i propri tempi in un processo evolutivo pragmatico e non dettato da idee preconcette.
Temi difficili ma interessanti che è necessario approfondire per affrontare la sfida che è alle porte del mondo produttivo.
