Spesso si parla, specie nella stampa generalista, della riduzione degli impieghi di fertilizzanti aprile 2016 i in funzione di “maggiore coscienza ecologica” da parte degli agricoltori. Qualcuno però contesta questa affermazione adducendo motivazioni diverse.
C’è anche qualcuno che dice che nonostante le riduzioni d’impieghi le rese sono aumentate.
Abbiamo chiesto a Francesco Caterini, presidente di Assofertilizzanti (Federchimica), come vede la questione.
«Quello che lei definisce come “coscienza ecologica” – ci spiega – è certamente un concetto che rientra nel più ampio approccio sostenibile che oggi accompagna gli agricoltori nel loro percorso professionale e che è nostro primo interesse sostenere e comunicare. Ciò che è sostenibile porta benefici economici, ambientali e sociali; di conseguenza contribuisce a una migliore agricoltura. L’innovazione e i costanti investimenti in ricerca e sviluppo hanno permesso inoltre, con il tempo, di ottenere prodotti sempre più performanti con una riduzione delle dosi d’impiego. L’adozione di una corretta gestione agronomica consente attraverso l’impiego dei fertilizzanti di soddisfare le esigenze nutrizionali delle colture e, dunque, di incrementarne le rese nel pieno rispetto della salubrità e qualità delle produzioni agricole».
Grazie ai nuovi Psr potrebbero essere favorito un miglior accesso, e più consapevole, ai più moderni mezzi tecnici?
«In alcuni dei nuovi Psr regionali la gestione sostenibile dei fertilizzanti trova riscontro in apposite misure che verranno finanziate all’uscita dei relativi bandi. In tali misure vengono date tutte le linee guida utili ad applicare pratiche di fertilizzazione sostenibile come quelle che rientrano nell’agricoltura di precisione e nell’utilizzo di prodotti speciali (idrosolubili, prodotti addizionati di inibitori e/o attivatori, biostimolanti ecc.). È assai plausibile che il sostegno economico previsto per tali misure per l’adozione delle pratiche descritte, possa contribuire alla diffusione dei principi di sostenibilità da noi supportati favorendo, quindi, un più facilitato accesso alla nutrizione sostenibile».
Mi spiega, dal suo punto di osservazione, come mai nel settore fertilizzanti l’innovazione è più lenta rispetto ad altri comparti?
«In generale il processo di ricerca e sviluppo in ambito chimico e farmaceutico è delicato, estremamente rigido e controllato secondo quello che viene definito come il sistema più stringente a livello globale.
Per l’immissione in commercio di un prodotto fertilizzante l’iter da seguire è molto lungo e le valutazioni numerose, ciò a garanzia della massima sicurezza dell’agricoltore, del consumatore e dell’ambiente. Un sistema che porta innovazione, quindi, nel lungo periodo, ma di estrema garanzia di sicurezza e qualità. Ricordiamo che l’innovazione di cui stiamo parlando, e che oggi ci permette di leggere una diminuzione delle quantità di fertilizzanti impiegate grazie ad un uso più razionale dei prodotti, è stata accompagnata nel tempo dallo sviluppo di migliori tecniche di distribuzione e all’introduzione di prodotti più efficaci. Ciò ha consentito, ad esempio, una riduzione di più di un milione di tonnellate di concimi minerali, organici e organo minerali nel periodo 1991-2007. Nonostante questa diminuzione, i raccolti dei cereali si sono triplicati e quelli dell’ortofrutta raddoppiati: questo evidenzia i notevoli progressi tecnologici che si sono ottenuti grazie alla ricerca e sviluppo, forse attraverso un percorso più lento che in altri ambiti, ma non per questo meno performante».
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L’intervista completa è pubblicata su AgriCommercio & Garden Center n. 3/2016
L’edicola di AgriCommercio & Garden Center