Fertilizzanti, serve un’informazione corretta

Al di là dei luoghi comuni sulla pericolosità, molto spesso i giornalisti li confondono addirittura con gli agrofarmaci. Servirebbe anche una maggior attenzione da parte degli operatori del settore per sostenere una migliore conoscenza di questi prodotti. Sparare a zero sulla chimica non è la chiave per garantire la sostenibilità

A volte c’è da chiedersi dove abbiamo sbagliato. Dopo più di 20 anni nel settore dell’informazione specializzata rileviamo la quasi totale assenza dei fertilizzanti dalle pagine dell’informazione generalista, per non parlare della televisione.

Se e quando si tratta di concimi, i motivi sono quasi sempre riconducibili a due casi: inserzioni a pagamento (talvolta maldestramente truccate da articoli) e cronaca nera. Attirano più le esternazioni di qualche attore che va in televisione a parlare male dell’odore di cadavere che proviene da un impianto di produzione fertilizzanti, che l’impegno di una parte dell’industria volto a cercare soluzioni innovative per la nutrizione delle piante.

A caccia di lettori e telespettatori

coronavirus e smartworkingFa notizia il mais blu, con tanto di fotografie di granoturco che non c’entrano niente col nome dato all’indagine (ed anche su queste scelte ci sarebbe da ridire) e con la lista puntuale degli indagati ma non interessa a nessuno come stanno cambiando le norme del comparto chimico in generale e dei fertilizzanti in particolare. In realtà non ce la possiamo prendere del tutto con i giornalisti che, ovviamente, cavalcano le notizie che attirano più lettori/telespettatori, basta vedere il taglio dato a trasmissioni come Report o Indovina chi viene a cena quando devono trattare di mezzi tecnici per l’agricoltura; in questo i fitosanitari fanno ottima compagnia ai fertilizzanti, anzi spesso i “giornalisti” arrivano persino a confonderli.

Operatori troppo spesso indifferenti

La cosa che più ci infastidisce è la totale indifferenza degli operatori del settore (e delle associazioni che li rappresentano) che arrivano addirittura a cogliere gli aspetti vantaggiosi (della serie: mors tua, vita mea) del danno arrecato ad un loro concorrente. Intanto noi ci crogioliamo nello sciorinare slogan e frasi come: Green Deal, Sostenibilità, Farm to Fork, Smart, Economia Circolare, Resilienza, ecc.; spesso messe lì, a caso, solo perché ormai non si può parlare di concimi senza “infilarci” almeno un paio di questi termini.

Cosa possiamo fare? Forse basterebbe che, ogni volta che giornali o televisioni danno una visione distorta (ovvero completamente errata) del nostro settore, si stilasse un bel comunicato stampa che, scientificamente e puntualmente, smontasse le accuse, spiegasse le differenze, illustrasse i fatti per quello che sono al di là della notizia.

Non è solo uno sfogo

Dagli oggi e dagli domani, potrebbe darsi che i giornalisti prenderebbero l’abitudine di documentarsi e/o di sentire anche qualche esperto del settore, prima di vomitare parole e servizi sul nostro già ferito comparto.

Perché farlo? Non solo per una questione di principio e di corretta informazione ma servirebbe a contrastare anche il pensiero del “politicamente corretto” che frena non solo il Palazzo ma anche la società civile, ad esempio a pensare ad investimenti, leggi e attività volte al sostegno del settore fertilizzanti. Oggi fa molto più “in” sparare a zero sulla chimica e puntare su cavalli come l’agricoltura biologica (senza sapere che anch’essa non esisterebbe senza chimica), piuttosto che affrontare questi temi con obiettività e coscienza. La paura di parlar bene di concimi e fitosanitari è figlia del pensiero corrente che, a sua volta, è fortemente condizionato dai mezzi d’informazione plasmatori delle masse: sarebbe il caso di iniziare ad incrinare questi luoghi comuni.

Fertilizzanti, serve un’informazione corretta - Ultima modifica: 2021-05-06T18:29:39+02:00 da Alessandro Maresca

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