L’albero di Natale vero è più bello, ma è anche più ecologico. Ai vostri clienti indecisi fra l’acquisto di un abete finto e uno vero dovete spiegare pro e contro di entrambe le scelte: saranno loro a decidere, ovviamente, fra una proposta del tutto ecosostenibile su ogni fronte e l’altra che incide pesantemente sul consumo di risorse del Pianeta.
Sostenibilità dell’abete vero
L’abete vero viene prodotto da aziende agricole specializzate nella produzione di abeti:
- Abies nordmanniana, Picea excelsa, P. punges e P. omorika nel Nord e Centro Italia,
- mentre nel Sud Italia si allevano anche il pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e la Grevillea lanigera ‘Mount Tamboritha’, caratterizzata dalla fioritura rossa proprio a dicembre.
Sono circa 1000 aziende, con 10mila addetti di filiera, localizzate quasi tutte su terreni marginali di media collina e montani altrimenti destinati all’abbandono e al conseguente degrado idrogeologico in zone dall’equilibrio estremamente delicato e instabile come gli Appennini: l’attività di produzione dell’albero di Natale viene portata avanti con professionalità e profondo rispetto dell’ambiente, al fine di salvaguardare il territorio altrimenti abbandonato.
Gli alberi veri, durante il periodo di crescita in vivaio, assorbono anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera, contribuendo a mitigare l’effetto serra. Quando vengono estirpati, sono sostituiti da altre giovani piante nello stesso vivaio, le quali continuano ad assorbire CO2 dall’atmosfera.
A partire da metà novembre, gli alberi di 6-10 anni vengono prelevati con la zolla, che viene avvolta in tela o invasata in contenitore: è un’ulteriore garanzia di un prelievo autorizzato, a differenza delle piante a radice nuda o tagliate, che più facilmente possono avere una provenienza dubbia in fatto di legalità.
L’impronta del carbonio di un albero vero che il 7 gennaio finisce in discarica è di 20 kg di CO2, che diventa 4 kg per l’abete riutilizzato per produrre energia o compost e soli 2 kg per l’esemplare che continua la sua vita in vaso o in giardino. Anche solo questi dati spiegano perché l’albero vivo è infinitamente più ecosostenibile.
Infine, la fake news più popolare sull’albero vero: “Viene strappato al bosco, è un delitto!”. È, appunto, una solenne fake news! Solo se viene acquistato dai venditori abusivi, i camioncini a bordo strada che lo mettono in vendita senza radici a un prezzo stracciato, è sicuro che sia stato espiantato delinquenzialmente dal bosco. Tutti gli esemplari in vendita nei garden center e rivendite agrarie sono piante allevate apposta per la vendita, e quindi nulla tolgono al bosco.
Insostenibilità dell’abete finto
Andiamo a ritroso: in termini di emissioni di CO2, un abete artificiale alto 2 metri ha un’impronta di carbonio equivalente a circa 40 kg di CO2. Potrebbe essere forse accettabile se il cliente si impegnasse a tenere il manufatto per almeno 30 anni, in modo da ridurre drasticamente la produzione di nuovi prodotti finti: ma quale consumatore è veramente disposto a tenerselo 30 anni, sebbene non deperisca minimamente?
Se lo sostituisce prima (perché ha perso qualche filo, si è storto, la punta è obliqua, “è sempre lo stesso”, ne ha visto uno più bello…), finirà in discarica o nell’inceneritore o termovalorizzatore. Infatti è costituito da plastica come il PVC (notoriamente difficile se non impossibile da riciclare perché richiede attrezzature speciali) o il polietilene o altri derivati del petrolio: indistruttibile, ma anche non riciclabile e tossico se bruciato abusivamente.
Infatti, gli alberi di Natale artificiali sono tutti prodotti in Estremo Oriente, fra Cina e Taiwan, con materie prime la cui origine non è certificata e sulle quali non vengono fatte analisi circa un’eventuale tossicità o rilascio di sostanze. La manodopera utilizzata per il confezionamento è a bassissima remunerazione, con tutto quel che ne consegue.
Vengono poi imbarcati in container su navi cargo e trasportati per una quarantina di giorni prima di arrivare nel porto europeo di destinazione e da lì prendono il trasporto su gomma fino al distributore italiano e poi al negozio di vendita e infine a casa, collezionando un impressionante consumo di carburanti fossili ed emettendo sostanze inquinanti.
Garden e agrarie li hanno in assortimento perché i clienti li chiedono, ma sta proprio ai titolari (e al personale) spiegare ai clienti quanto siano inquinanti e siano invece preferibili gli alberi veri.
Vero | Finto |
Coltivato appositamente in vivai specializzati | Prodotto in Estremo Oriente, fa 10mila km (combustibili fossili) per arrivare in una casa italiana |
Dà lavoro a 10mila addetti in Italia | Manodopera sottopagata e sfruttata |
Salva territori franosi o abbandonati | A base di plastiche potenzialmente tossiche |
Sequestra circa 100 kg di CO2 prima di essere tagliato | Non è riciclabile, può solo essere bruciato |
Viene sostituito in vivaio da altri giovani abeti | In discarica può rilasciare sostanze tossiche |
È sempre ecocostenibile, se acquistato da rivenditori autorizzati | È ecosostenibile solo se tenuto per almeno 30 anni |
Dura anche 20 anni in vaso e 80 in giardino | Indistruttibile, dura per sempre (se si vuole tenerlo) |
Impronta del carbonio = 20 kg di CO2 se finisce in discarica, 4 kg se viene compostato, 2 kg se continua a vivere in vaso o in giardino | Impronta del carbonio = 40 kg di CO2 per un albero finto alto 2 m |
I tips da copiare, stampare e mettere ben in evidenza nel punto vendita: accanto al reparto alberi finti, a quello abeti veri e alle casse.
Cure per l’albero
Se ha la zolla o è in vaso, all’arrivo a casa va subito rinvasato in due misure in più, con buon drenaggio sul fondo e terriccio universale. Va tenuto in ambiente fresco/freddo: pianerottolo, balcone, terrazzo, e lì va addobbato.
Si porta in casa solo nei momenti di festa, vaporizzando gli aghi anche 3 volte al giorno, e rimettendolo fuori quando termina il momento conviviale. Se invece rimane sempre in casa a più di 12 °C, sarà più facile che perda presto gli aghi.
Va annaffiato con regolarità: il terriccio deve rimanere appena umido, senza mai asciugarsi del tutto, controllando l’umidità con un dito ogni 2-3 giorni se la pianta sta in casa, ogni 6-7 giorni se sta in esterni.
Alla fine delle feste
Al termine dell’utilizzo come albero di Natale, la pianta, se è stata ben tenuta e quindi poco danneggiata, può essere mantenuta in vaso (grande) da un anno all’altro, oppure piantata in giardino.
Va tenuto in esterni, alle intemperie, non al sole fra maggio e settembre soprattutto dalla Val Padana in giù, annaffiando con regolarità appena il terriccio incomincia ad asciugarsi. In alternativa, può essere restituito al punto vendita se voi effettuate questo servizio di raccolta, oppure va smaltito come residuo organico da avviare al compostaggio. In nessun caso si trasforma in rifiuto imperituro…
L’articolo è pubblicato su Agricommercio e Garden Retail n. 6 - novembre 2022
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