Si avvicina a grandi passi la data del 2 maggio 2020, scadenza prevista dal decreto 33/2018 sui prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali come termine del periodo transitorio oltre il quale non sarà più possibile immettere sul mercato prodotti che non risponderanno pienamente ai requisiti dell’allegato tecnico del decreto stesso, ovvero più del 90% dei prodotti attualmente disponibili compresi i prodotti ammessi in agricoltura biologica (verde rame e zolfo).
Perdita di un patrimonio
Una misura che comporterà la perdita di un enorme patrimonio economico e culturale in Italia, Paese in cui gli hobbisti - gli appassionati di giardinaggio e piccola orto-frutticoltura non destinata alla commercializzazione – ammontano a 1.200.000 e che con la loro attività agricola amatoriale su superfici limitate (da poche decine a qualche migliaio di metri quadrati) svolgono un’importante funzione di conservazione del territorio agricolo in un Paese sempre più urbanizzato.
Un’attività fondamentale, svolta con grande passione e dedizione, prevalentemente nel tempo libero, che richiede il riordino dei terreni e la regimazione delle acque a vantaggio dell’intera comunità. U
n’attività dal valore inestimabile che, comportando l’impiego di agrofarmaci per un valore complessivo di 93,6 milioni di euro, è destinata a soffrire - se non sparire – con l’approssimarsi della data fatidica del 2 maggio 2020.
Certificato di abiltazione
Sulla base del decreto 33/2018, infatti, per continuare a dedicarsi al proprio hobby, gli utilizzatori non professionali (che notoriamente necessitano di quantità ridotte di fitofarmaci, ma anche di un ventaglio di scelta molto ampio, essendo molto varia la tipologia di coltivazioni a cui si dedicano) sarebbero costretti ad acquisire il certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti per utilizzatori professionali (abilitazione ad oggi posseduta da solo 350mila soggetti in Italia) o a trovare espedienti alternativi perché, a partire dalla data di piena applicazione del decreto, la quantità di prodotti fitosanitari disponibili verrà ridotta drasticamente.
Si tratta chiaramente di una misura adottata esclusivamente allo scopo di tutelare la salute degli utilizzatori “meno preparati” ma che, al contrario, è destinata a tradursi nell’acquisto “incontrollato” dei prodotti tramite siti online, vanificando il tentativo di riduzione del rischio.
Allegato tecnico da rivedere
«La soluzione è semplice – sostiene Compag, la Federazione italiana delle rivendite agrarie – ma va adottata immediatamente: va rivisto l’allegato tecnico al decreto n. 33 del 22 gennaio 2018 in modo che la disponibilità di prodotti destinati a utilizzatori non professionali venga limitata in modo meno significativo, consentendo l’utilizzo di prodotti che richiedano il semplice impiego di dispositivi di protezione individuale quali guanti di gomma, grembiuli di protezione, stivali».
Corsi di formazione
«È quanto mai urgente - aggiunge Fabio Manara, Presidente di Compag – organizzare corsi di formazione sulla prevenzione che abilitino all’acquisto e all’uso dei prodotti attualmente consentiti transitoriamente in deroga alle disposizioni del decreto 33/2018».
La data termine è vicina e il valore economico e sociale della perdita che superficialità e inerzia comporterebbero è enorme.
«Il Ministero della Salute intervenga rapidamente - afferma Manara - per scongiurare l’ennesima tragedia all’italiana…».