La rucola è un ortaggio da foglia che si trova comunemente allo stato selvatico soprattutto negli incolti, ma può essere coltivata sia in pieno campo che in coltura protetta.
Da questa coltura si possono ottenere 4-5 cicli di produzione nel corso di una stagione. In questo alternarsi di cicli i problemi fitoiatrici si possono ripresentare nel corso della stagione o presentarsi con diversa pericolosità e intensità in funzione dell’andamento climatico stagionale.
Più rischi se coltivata
Come per altre colture quando si passa dalla raccolta del selvatico alla coltivazione su più ampie superfici vengono a galla diversi problemi fitoiatrici sia nell’ambito delle crittogame, che tra i fitofagi.
Concentrando l’attenzione sulla coltivazione in ambiente protetto e sui fitofagi, si possono individuare almeno tre elementi chiave: l’altica, i tripidi e gli afidi.
Le altiche sono rappresentate da diverse specie appartenenti al genere Phyllotreta spp. e rappresentano un temibile avversario a causa dei danni che possono produrre sulle foglie: fori e deformazioni che deprezzano notevolmente il valore del prodotto.
Soglia economica >d’intervento
Non esiste una soglia economica di presenza per intervenire, tanto che anche nel Disciplinare di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna viene indicata la sola presenza come giustificativa dell’intervento di difesa. Al primo apparire del fitofago occorre dunque agire preferibilmente con il neonicotinoide acetamiprid in grado di mantenere poi pulita la coltura fino al taglio. Sui successivi cicli occorre riprendere le osservazioni e, se è il caso, ripetere il trattamento.
Thrips tabaci e Frankliniella occidentalis) possono attaccare la rucola e determinare vistose decolorazioni e bronzature del parenchima fogliare con le loro punture di alimentazione Gli interventi chimici vanno indirizzati contro le forme giovanili per ottenere i migliori risultati.
Nei confronti dei tripidi è anche possibile effettuare una difesa biologica sfruttando le caratteristiche di un acaro predatore: Amblyseius cucumeris. I lanci vanno effettuati al primo apparire dei tripidi alla dose di 100-150 individui/mq. Nel caso ci si trovi a operare in una condizione d’infestazione di tripidi già di dimensioni ragguardevoli è bene effettuare un trattamento con spinosad per cercare di “ripulire” la coltura dal tripide e poi dopo due settimane effettuare i primi lanci del fitoseide.
Altre possibilità di sfruttamento delle tecniche di difesa biologica sono legate alla presenza di altri due importanti fitofagi: il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) e il minatore fogliare Liriomyza huidobrensis.
Il ragnetto rosso determina decolorazioni e bronzature fogliare con le punture di suzione e può essere efficacemente controllato lanciando, alla prima presenza, l’acaro fitoseide Phitoseiulus persimilis.
Liriomyza huidobrensis è un dittero agromizide di origine sudamericana capace di attaccare numerose piante, tra cui anche la rucola. Le forme giovanili scavano delle mine nelle foglie danneggiandole irrimediabilmente; su rucola questo accade abbastanza occasionalmente. Nel caso di un’accertata presenza è possibile controllarne lo sviluppo sfruttando l’azione del parassitoide Diglyphus isaea abile nel ricercare le larve e nel parassitizzarle. È utile l’impiego di trappole cromotropiche gialle per il monitoraggio degli adulti.
Gli afidi, fitofagi ubuquitari, possono infestare la rucola principalmente con due specie: Myzus persicae e Brevicorynae brassicae. Generalmente questi afidi vengono efficacemente controllati dal trattamento con acetamiprid per contenere l’infestazione delle altiche. Diversamente, in assenza di questo trattamento, occorre intervenire o con lo stesso acetamiprid o con un altro aficida autorizzato in etichetta.
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