Il 15 luglio sarà reso pubblico il registro dei fertilizzanti (convenzionali e biologici) attualmente in fase di ultimazione sul sito internet del Ministero delle Politichea gricole alimentari e forestali (Mipaaf). Passando attraverso la sezione dedicata ai “Servizi Online” (link: http://mipaaf.sian.it/portale-mipaaf/agricoltura.jsp) gli utenti potranno accedere alle banche dati del settore fertilizzanti. Gli agricoltori, così come qualsiasi altra persona interessata, senza necessità di particolari registrazioni, avranno accesso ad un’enorme mole di informazioni anche se non tutte fruibili in maniera intuitiva né dal punto di vista pratico.
La “storia” dei registri online in realtà è iniziata nel luglio 2012 quando il Mipaaf predispose il Decreto che li istituiva. In realtà abbiamo dovuto attendere quasi un anno e mezzo per veder pubblicato il dm in Gazzetta Ufficiale (n. 277 del 26/11/2013). In seguito è iniziato un vero e proprio travaglio che, partendo da sistemi informatici nati per altri scopi e probabilmente persino obsoleti ed inadeguati per gestire un così grande database, ha richiesto quasi 20 mesi per far venire alla luce i registri.
In dettaglio i registri sono tre. Da tempo è disponibile il registro dei fabbricanti di fertilizzanti che, allo scorso 10 giugno, contava quasi 1630 aziende. Ricordiamo agli utilizzatori di mezzi tecnici che “fabbricante” non significa necessariamente “produttore” infatti, per definizione, si tratta dell’entità legale che immette sul mercato un fertilizzante. Nella maggior parte dei casi le aziende iscritte fanno produrre un concime da terzi e poi appongono il proprio nome in etichetta, ovviamente sono fabbricanti anche gli importatori che decidono di commercializzare a loro nome ad esempio l’urea che giunge dalle parti più disparate del globo. Nel registro troviamo anche numerose aziende agricole che si sono registrate per poter commercializzare il letame beneficiando della definizione e del regime fiscale dei fertilizzanti.
C’è poi il registro dei fertilizzanti convenzionali. In esso troveremo le tipologie previste nelle 6 categorie incluse negli allegati del Decreto Legislativo 75/2010: concimi (minerali, organici, organo-minerali), ammendanti, correttivi, matrici organiche, substrati di coltivazione e prodotti ad azione specifica.
Infine menzioniamo il registro dei fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica che include tutti i prodotti previsti dall’allegato 13 del citato Dlgs 75/2010. Solo in questo registro troveranno posto i pochi Concimi CE (disciplinati dal Reg. CE 2003/03) che si possono impiegare anche in biologico. Pertanto una delle prime evidenti carenze dei registri è la mancanza di un database dei concimi CE che costituiscono circa il 75% del mercato italiano dei concimi. Non troveremo certo l’urea, né il nitrato ammonico, così come la maggior parte dei concimi semplici a base di fosforo e potassio né, tantomeno, i concimi composti binari e ternari. Resta, tuttavia, l’obbligo di registrarsi anche per i fabbricanti di tali concimi: pertanto ci saranno centinaia di fabbricanti che non iscriveranno nemmeno un fertilizzante nei registri.
Un secondo limite sarà la modalità di ricerca da parte degli agricoltori. Infatti si potrà eseguire una sola selezione per volta e gli elementi di ricerca sono: fabbricante, tipologia e nome commerciale. Gli utenti potranno, ad esempio, cercare i dettagli del prodotto di cui conoscono il nome commerciale (sempre che non ve ne siano più di uno con lo stesso nome), oppure potranno cercare tutti i fertilizzanti iscritti da uno specifico fabbricante, oppure potranno conoscere tutti i fabbricanti che commercializzano, ad esempio, il “tipo” concime organo-minerale NPK.
La vera utilità del registro dei prodotti consentiti in bio sarà quella di agevolare i funzionari degli enti certificatori che potranno verificare la presenza in banca dati del prodotto utilizzato dall’agricoltore in regime biologico. Non è questa la sede per capire se e come tali registri potranno combattere le frodi o essere garanzia di tracciabilità così come è troppo presto per capire se gli agricoltori li useranno davvero e se trarranno giovamento dal loro impiego. Dopo quasi 10 anni senza registro dei fertilizzanti consentiti in biologico, almeno questa lacuna è stata colmata, sarà adesso la pratica quotidiana a dirci se la lunghissima attesa sarà ricompensata.