In tema di sicurezza alimentare - specie dopo
l’arrivo della Bse - regolamenti specifici
ribadiscono il divieto di nutrire le specie allevate
utilizzando farine animali, in particolare
quando si tratta di animali della stessa specie
(cannibalismo). Un potenziale pericolo del
mancato rispetto di questo vincolo può derivare
dall’uso accidentale, ma anche fraudolento,
di concimi a base organica (organici e/o
organo-minerali) o ammendanti agricoli che
contengono queste farine. Le sanzioni (dlgs
186/2012) sono elevate e vanno da 10mila
a 70mila euro, oltre tutto in questo caso si
configurerebbe anche una frode fiscale se si
considera che per i fertilizzanti l’iva è del 4%
mentre per i mangimi è del 10%.
Devono quindi essere attuate tutte le possibili
iniziative onde evitare che questo possa
accadere. Alla base di tutto ciò è fondamentale un’adeguata azione di formazione degli
addetti ai controlli ufficiali ma anche un confronto
costruttivo fra tutti gli attori delle filiera
commerciale e agro-zootecnica. Al riguardo
è stato recentemente organizzato dalla Dg Sanità della Regione Emilia-Romagna una
giornata per fare il punto della situazione dal
titolo “Controlli ufficiali nei fertilizzanti organici/
ammendanti contenenti sottoprodotti
di origine animali e buone pratiche agricole”.
Secondo quanto riportato dalle linee guida
2013 della Conferenza Stato-Regioni, i fertilizzanti
organici e gli ammendanti (Foa) devono
essere immessi sul mercato e distribuiti
esclusivamente da commercianti registrati.
Inoltre, quando conferiti ad aziende agricole
che detengono animali da allevamento, queste
devono essere inserite uno specifico elenco
con modalità individuate dalle singole
Regioni. Nello specifico le aziende agricole
e allo stesso tempo zootecniche devono
sottostare a una serie di adempimenti (vedi
riquadro).
Esiste tutta una serie di leggi, note e circolari
con obblighi ed esenzioni che non rende la
materia molto chiara, e che lascia spazi per
interpretazioni soggettive. In ogni caso non
si hanno segnalazioni in Italia di “deviazioni”
di concimi verso l’utilizzo come mangimi, come
invece è avvenuto in altri Paesi europei.
Una volta tanto, quindi, il nostro paese può
essere considerato virtuoso anche se desta
qualche perplessità l’enorme volume di
esportazioni di Foa verso il Sud-est asiatico.
«In Italia i provvedimenti dello Stato in materia
sono molto più stringenti di quanto necessario
– dice Mariano Alessio Vernì, vicepresidente
dell’Associazione Italiana Fertilizzanti,
uno dei relatori –; basterebbero infatti poche
e chiare regole di composizione ed etichettatura
per facilitare il compito di controllori
e controllati». In effetti si è avuta talvolta la
sensazione di «correre dietro a qualcosa che
non c’è», quando invece è sufficiente essere
in regola con pochi parametri di sicurezza
per evitare pesanti adempimenti burocratici,
oltretutto dispendiosi e limitanti per l’operatività
di tutta la filiera.
Allegati
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