Il 18 maggio è stato pubblicato sulla Guce L 134 il reg. Ue 463/2013 del 17/05/2013 che va a modificare il reg. Ce 2003/2003 relativo ai concimi.
Versioni straniere
Entrato in vigore il 7 giugno introduce alcune novità. La prima riguarda unicamente versioni diverse da quella italiana.
Ad esempio il termine Kainit presente nella versione inglese, viene sostituito con “Crude potassium salt”.
Nella versione italiana è sempre stato utilizzato il termine “Sale grezzo di potassio” sia nella versione originale del reg. Ce 2003/2003 che nel reg. Ue 463/2013.
Vengono poi dati dei titoli minimi per il contenuto dell’idrossile fenolico e dello zolfo organico nel complessante acido lignosolfonico che si applicano dal 7 giugno.
Il cambio di nome della “Kainit” in “Crude potassium salt” si applica invece dal 7 dicembre 2014, mentre dal 7 giugno 2014 gli allegati del reg. Ce 2003/2003 conterranno una nuova categoria di prodotti, che vengono utilizzati in agricoltura più per intervenire su una caratteristica chimica dei suoli (il pH) piuttosto che per gli aspetti nutrizionali comunque legati a quei materiali.
Liming material
Ed è appunto sfruttando la presenza in essi di elementi nutritivi secondari quali calcio e magnesio che la Commissione ha introdotto quelli che in Inglese vengono chiamati “Liming Material” che una brutta traduzione italiana della Gazzetta ufficiale delle Comunità europee ha reso con “Sostanza di Calcinazione”. Tradizionalmente infatti per gli addetti ai lavori essi sono sempre stati chiamati “Correttivi” (vedi dlgs 75/2010 sui fertilizzanti) o tutt’al più “Correttivi calcici e/o magnesiaci” (vedi norme UNI relative alle determinazioni analitiche) per tenere conto della natura basica del materiale e per sottolineare appunto la loro funzione di correttori della reazione acida del terreno.
E in effetti quando il consistente numero di produttori nord europei si è trovato nelle necessità di farsi riconoscere i propri prodotti e ha messo in moto la potenza della propria lobby (aggiungerei), insistendo i risultati si sono visti.
Erano anni che la “German Association of Agricultural Lime Producers” sosteneva che i produttori delle sostanze di calcinazione del nord Europa subivano “….la disomogeneità delle norme nazionali che causa distorsioni del mercato interno” (reg. Ue 463/2013 della Commissione del 17 maggio 2013 – considerando 3) e della qual cosa la Commissione europea pare sia stata convinta.
Quindici nuovi concimi
Per tale ragione, sfruttando la presenza di elementi secondari quali il Ca e il Mg nei correttivi (peraltro di dubbia efficacia agronomica in quanto dichiarati nella loro forma totale) sono stati in grado di far accettare alla Commissione europea una serie di prodotti preparati dalla proprie industrie del settore. Sono quindici nuovi concimi, di cui otto suddivisi in prodotti di qualità base e di prima qualità per un totale quindi di 23 denominazioni del tipo dove i parametri che li caratterizzano sono per tutti e quasi unicamente, salvo un’eccezione, il cosiddetto “valore neutralizzante” (altra brutta traduzione: meglio “valore di neutralizzazione” come riportano i metodi analitici per la sua determinazione) insieme a classi granulometriche differentemente associate a tale valore.
In quei prodotti dove è presente naturalmente il Mg e dove il suo contenuto è più che altro una caratterizzazione della roccia di provenienza, viene richiesto un titolo minimo di ossido di magnesio (MgO) totale.
In etichetta occorrerà dichiarare, oltre l’MgO totale, anche l’ossido di calcio (CaO) totale.
Qualità ed efficacia
La qualità e l’efficacia del prodotto gira attorno al valore neutralizzante e alla sua granulometria e ogni prodotto avrà delle capacità correttive diverse.
Il valore neutralizzante totale (Tnv), espresso come carbonato di calcio equivalente (Cce) del prodotto, è infatti la percentuale di materiale che può neutralizzare una certa quantità di acidità. I vari materiali potranno avere maggiore o minore capacità neutralizzante in riferimento al Cce. Per esempio la dolomite per il suo contenuto di Mg avrà una capacità equivalente maggiore di ca. il 9% rispetto al carbonato di calcio preso come materiale di riferimento.
Dal punto di vista agronomico il parametro che meglio indica la capacità correttiva del materiale è il suo valore di neutralizzazione equivalente (Env) espresso in tonnellate di Cce che reagiscono con l’acidità del suolo nel primo anno di applicazione ed è calcolata moltiplicando il Cce del correttivo per la sua granulometria. Il modo migliore per confrontare due correttivi dal punto di vista della convenienza economica è quello di fare attenzione al costo per tonnellata di Env ottenuto dividendo il costo di tonnellata di correttivo per l’Env. Se questo valore non è dichiarato il suo valore deve essere calcolato dal Cce e dalla distribuzione granulometrica.
Non è molto frequente trovare nel nostro Paese terreni acidi soprattutto nelle zone di alta intensità agricola e per tale motivo il mercato dei correttivi calcico magnesiaci è un settore di nicchia. Diverso invece il discorso di quei correttivi di natura acida (contenenti zolfo e solfati) in grado di correggere i suoli basici molto più abbondanti da noi.
Ancora “spread”
La cosa curiosa è stata però che quando i rappresentanti italiani, impegnati nei lavori dei working group per la stesura del nuovo regolamento europeo sui concimi, hanno fatto presente che i materiali per la correzione del pH dei suoli dovevano comprendere anche prodotti con reazione acida, sembra che i loro colleghi del nord siano rimasti sorpresi, ma abbiano insistito che il termine “liming material” fosse riservato unicamente ai prodotti calcici/magnesiaci. Dopo parecchie insistenze degli Stati membri mediterranei pare che i colleghi del nord si siano convinti a tenere in considerazione prodotti a reazione acida quali zolfo, piriti, gessi e solfati introducendoli in una categoria che potrebbe chiamarsi ammendanti inorganici. Anche tutto questo fa parte dello “spread”!
(*) L’autore è di Assofertilizzanti – Federchimica