La difesa fitosanitaria cambia ed evolve rapidamente. Non consiste più solo nell’adozione degli opportuni agrofarmaci di sintesi o biologici contro i fitofagi o i patogeni di turno. Ma si dota in continuazione di nuovi strumenti che anche il rivenditore di mezzi tecnici deve conoscere. E rientra, nella indispensabile attività di prevenzione, in tematiche, frutto del progresso tecnico-scientifico, fino a ieri sconosciute.
Il vecchio e il nuovo della difesa vegetale sono stati uniti dal 33° Forum di Medicina vegetale, organizzato a Bari dall’Arptra (Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura), che ha offerto un quadro riassuntivo, seppur necessariamente parziale, di una realtà in dinamico cambiamento.
Forum Arptra, un appuntamento di rilievo per la difesa fitosanitaria
Infatti il Forum, confermandosi appuntamento di rilievo nazionale nella comunicazione in agricoltura, ha spaziato, nelle consuete tre sessioni, dalle biotecnologie sostenibili, intese come opportunità e sfide per la protezione delle piante, ai nuovi agrofarmaci presentati dalle società agrochimiche, fino agli aggiornamenti sui patogeni e fitofagi di recente introduzione e di possibile diffusione in Puglia, intesa come parte/specchio dell’intera Italia.
Fra le biotecnologie sostenibili la novità, per le applicazioni in agricoltura, è la Crispr (Clustered regularly interspaced short palindromic repeats, cioè brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolari), giovane tecnica di modificazione del genoma che – questa è la sua caratteristica principale – è programmabile.
Un evoluzione naturale indotta
«Le mutazioni spontanee sono il motore dell’evoluzione naturale e, se indotte, lo diventano anche del miglioramento genetico per produrre varietà migliori – ha introdotto Anna Meldolesi, giornalista scientifica –. Fin dagli anni 80 del secolo scorso era possibile fare operazioni di “taglia e incolla” di frammenti di Dna modificandone la sequenza, ma ci volevano tempo, lavoro e fortuna per ottenere un buon risultato, poiché le operazioni erano poco precise e non sempre davano il risultato atteso. Invece la forbice genetica Crispr/Cas9 serve a introdurre anche nel genoma delle piante mutazioni mirate, cioè programmabili».
L’effetto nei laboratori di ricerca del genome editing, cioè la capacità di modificare il Dna di una cellula o di aggiungere ed eliminare geni a piacimento, dalla sua invenzione nel 2012 è stato così impetuoso da far meritare alle scienziate inventrici, Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, il Nobel per la Chimica appena otto anni dopo, nel 2020. (...)
L’articolo completo verrà pubblicato sul n. 1-2022 di AgriCommercio e Garden Retail