Effetto revoche, l’impatto sui costi per ora è limitato
La spesa per proteggere gli impianti è cresciuta in media del 5,2%. Ma l’impatto del clima incide più della corsa del greggio e delle decisioni di Bruxelles
Il ciclone dell’aumento dei costi che sta caratterizzando i mezzi tecnici per l’agricoltura tocca per ora solo di striscio il settore degli agrofarmaci. La crescita è infatti già stata diluita negli ultimi anni grazie alla diffusione delle linee tecniche di produzione integrata nel nostro paese, che hanno portato alla progressiva sostituzione dei principi attivi generici ad ampio spettro (meno costosi) con le specialty più sicure dal punto di vista ecotossicologico (ma più costose). Anche se la corsa del prezzo del greggio ha conseguenze dirette sui listini di alcuni prodotti come gli oli minerali, utilizzati su almeno 250 mila ettari per contrastare la diffusione delle cocciniglie, e conseguenze indirette sulle quotazioni dei prodotti rameici (il segmento più cresciuto nel 2007: +15%) il loro contributo è per ora trascurabile sui costi complessivi di gestione dei frutteti. Nell’ultimo anno, secondo i dati Agrofarma, la spesa italiana per i prodotti della difesa è cresciuta infatti in tutto del 5,2%. Ad influenzare questo risultato è stato soprattutto l’anticipo della stagione, che ha spinto i frutticoltori di alcune aree ad anticipare di almeno 15 giorni i trattamenti e l’aggravarsi di alcune patologie fungine come l’oidio. Per quanto riguarda gli insetticidi, i maggiori timori riguardano invece i costi del 2008. La revoca di molti prodotti storici, dovuta alla revisione delle registrazioni delle sostanze attive prevista dalla Direttiva 91/414 Cee, ha infatti determinato un notevole cambiamento nel mix dei prodotti, con incrementi di vendita degli insetticidi innovativi, a prezzi unitari più elevati rispetto alla media e l’archiviazione di prodotti diffusi come l’azinfos metile o altri fosforganici. L’impatto tecnico ed economico di queste rinunce è più accentuato sulle drupacee piuttosto che sulle pomacee.
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Fosforganici al capolinea il pesco cambia strategie
È la coltura con le maggiori ricadute: la revisione europea sfoltisce l’elenco degli insetticidi di riferimento
Il processo d’armonizzazione delle norme che riguardano l’autorizzazione e l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari che l’Unione europea sta portando avanti con la Direttiva Ce 91/414, ha determinato sostanziali cambiamenti nella difesa antiparassitaria di molte colture agrarie.
Numerose sono, infatti, le sostanze attive cosiddette “note” registrate prima del 1993, non incluse nell’Allegato 1. Solo l’inserimento nel suddetto Allegato garantisce l’autorizzazione all’impiego dei diversi formulati commerciali nei singoli Stati membri. La mancata disponibilità di alcune sostanze attive impedisce l’adozione di tecniche fitoiatriche finora adottate. Tra le diverse colture, pesco e nettarine sono quelle dove la revisione ha avuto una maggiore ricaduta. L’esclusione di certi insetticidi fosforganici (azinfosmetile, diazinone, fenitrotion, fosalone e malation) determina mutamenti nelle strategie di difesa già da tempo collaudate soprattutto per quanto riguarda la lotta contro i principali carpofagi. Profonde modifiche sono state adottate anche nell’impostazione della difesa nei confronti degli afidi e dei tripidi in conseguenza della revoca all’impiego dell’acefate e in prospettiva (dal 2009) del metomyl.
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Carpocapsa, per l’azinfos metile nessuna nostalgia
Le possibilità di lotta contro il fitofago chiave delle pomacee rimangono ampie. Ma la strategia deve essere mirata e tempestiva
La carpocapsa (Cydia pomonella) è il fitofago chiave per l’impostazione dei programmi di difesa delle pomacee.
Le larve penetrano nel frutto, erodendolo internamente fino ai semi, e ne fuoriescono raggiunta la maturità. Le condizioni peggiori sono per gli attacchi della seconda generazione che determinano la degenerazione dei tessuti (marciumi): gli attacchi precoci possono dare luogo a un cosiddetto “bacato secco” oppure ad una cascola precoce.
Già alla fine di maggio si può capire se sarà un anno difficile o da poter gestire con relativa tranquillità: uscire indenni dalla prima generazione è già un bel passo in avanti.
Oltre alla perdita diretta di prodotto (frutti bacati), si devono valutare anche le maggiori perdite di tempo durante la raccolta per la selezione ed il riconoscimento dei frutti da scartare in campo, e le difficoltà che si possono incontrare nella vendita delle partite di frutta attaccate.
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Cancro batterico: rame sì, ma al momento giusto
Alla prova in Emilia-Romagna l’affidabilità di un modello previsionale. E la strategia per limitare danni da fitotossicità
Xanthomonas campestris pruni (sinonimo Xanthomonas arboricola pruni) è l’agente responsabile della batteriosi delle drupacee.
Una patologia, nota anche come cancro batterico o maculatura batterica, che colpisce solo il genere Prunus (pesco, albicocco, susino, ecc).
Nella nostra penisola è senz’altro il batterio più diffuso e pericoloso per il pesco con incidenza e gravità estremamente variabili in funzione dell’area geografica, dell’andamento climatico, della varietà, delle tecniche agronomiche e delle strategie di difesa adottate.
I SINTOMI
Sulle foglie il patogeno origina caratteristiche maculature di forma poligonale (inizialmente idropiche e successivamente nerastre) che si dispongono nei punti dove si accumula più facilmente l’acqua piovana o la rugiada ovvero lungo le nervature principali e la parte terminale delle foglie.
Le zone colpite possono necrotizzare e staccarsi lasciando caratteristiche bucherellature. Qualora l’attacco sia forte si può assistere ad una anticipata filloptosi che può interessare numerose branche. Sui frutti compaiono maculature rotondeggianti, brune, leggermente depresse con screpolature interne tali da determinare, in seguito all’accrescimento del frutto, ampie spaccature. Le infezioni più severe sui frutti sono quelle precoci che si verificano tra la fine della fioritura e l’indurimento del nocciolo.
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Albicocco, i disciplinari anticipano la revisione
L’inserimento di nuovi prodotti come thiacloprid, spinosad e indoxacarb bilancia la revoca di carbaryl e fenitrotion
È tra le prime specie a risvegliarsi dalla stasi invernale, ed è tra le prime specie da proteggere dagli attacchi degli insetti. L’albicocco (Prunus armeniaca) preferisce infatti i climi temperatocaldi: la sua fioritura è molto precoce, intorno a fine febbraioinizio marzo, in funzione del fabbisogno di freddo (che varia a seconda delle diverse varietà). La farmacopea italiana, a seguito della revisione dei principi attivi autorizzati all’impiego in agricoltura secondo la direttiva 91/414, ha registrato una notevole riduzione del numero di agrofarmaci disponibili. I disciplinari di produzione integrata, che nell’indicazione dei prodotti si basano proprio sugli stessi parametri di ecotossicità impiegati nella revisione, non hanno avuto contraccolpi drammatici da questo processo di revisione.
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