La lotta biologica è uscita dai laboratori di ricerca ed è ormai riconosciuta come un importante strumento nella gestione della protezione delle colture, non solo in agricoltura biologica (un luogo comune, fino a qualche anno addietro), ma soprattutto in agricoltura integrata. La prossima introduzione del Piano d'Azione Nazionale sarà un ulteriore incentivo per tutti gli operatori a considerare gli agrobiofarmaci (ovvero i mezzi di controllo biologico regolarmente registrati) non solo come una curiosità fitoiatrica, ma come una valida opportunità; voglio evidenziare il voluto impiego del sostantivo opportunità, che specifica meglio come si tratti di un'occasione per migliorare i nostri programmi di difesa e non un'alternativa tout court alle molecole chimiche.
Che cosa può essere impiegato
Ma vediamo quali sono i mezzi biologici che un agricoltore può impiegare e un tecnico può consigliare. Innanzitutto esiste un pre-requisito (che forse non tutti prendono in esame, magari forti del fatto che considerano i mezzi biologici come naturali e quindi automaticamente senza rischi), ovvero che siano regolarmente autorizzati dal ministero della Salute. Purtroppo, e già sono diversi anni che segnalo questa anomalia (uso un eufemismo), esistono in commercio concimi e biostimolanti di ogni risma che contengono microrganismi ed estratti vegetali (e spesso sono gli stessi microrganismi regolarmente registrati) per i quali vengono millantate capacità di azione fitosanitaria.
Si pensi che dopo i danni causati dal famigerato articolo 38, ora esiste una norma in Italia che permette di aggirare la registrazione dei microrganismi, facendoli passare assieme alle micorrize come microbi del terreno, induttori di un'ipotetica resistenza alle piante. Il tutto viene venduto come concime, per cui, oltre al danno per le aziende serie, anche la beffa dell'Iva al 4% (gli agrofarmaci sono tassati con un'aliquota del 10%). Tutto questo senza che venga fornita la benché minima garanzia di qualità. Logico concludere che questo sta gettando un grande discredito sull'immagine dei mezzi biologici, che invece necessitano di accurati controlli di qualità, di determinate condizioni di stoccaggio e di adeguato supporto tecnico.
Tutte cose che i biotarocchi (un termine che, se mi viene concesso, ho coniato ad hoc) non possono assolutamente vantare. Purtroppo questo crea problemi al mezzo biologico, ma in realtà è testimonianza del fatto che, se da una parte le procedure richieste dal processo registrativo europeo sono onerose e pensate solo per le molecole chimiche, così da rappresentare un ostacolo spesso troppo alto per le aziende del settore, dall'altro sono la prova che il mondo agricolo richiede sempre di più questa tipologia di prodotti. Si tratta di indirizzarlo verso una corretta visione delle proprie richieste.
Negli ultimi anni l'offerta di agrobiofarmaci si è arricchita di numerosi mezzi. Non solo; di pari passo è migliorata anche la qualità intrinseca dei formulati, così da garantire una maggiore affidabilità dei risultati rispetto a qualche anno addietro. I mezzi biologici secondo una classificazione adottata anche da Ibma (International Biocontrol Manifacturer Association) possono essere suddivisi in 4 grandi categorie (anche se non tutti gli addetti ai lavori considerano attualmente le ultime due categorie come facenti parti dei mezzi di lotta biologica):
1. i macrorganismi ausiliari, ovvero insetti e acari utili, oltre ai nematodi entomopatogeni;
2. i microrganismi, composti da virus, funghi, batteri, ecc. che vengono formulati e distribuiti con le stesse macchine irroratrici dei mezzi convenzionali;
3. i semiochimici, ovvero le molecole che impiegano molti insetti per comunicare tra loro (feromoni soprattutto) e che sono impiegate per perturbare le loro comunicazioni (confusione sessuale) o per attirarli e ucciderli (attract & kill);
4. gli estratti vegetali, ovvero quei prodotti ad azione fitosanitaria estratti da piante.
Come già evidenziato, a eccezione della categoria degli ausiliari, tutte le altre devono seguire un iter di registrazione per l'immissione in commercio del tutto simile alle molecole di sintesi.
Tecnologia innovativa e affidabile
La lotta biologica si sta dimostrando ogni anno di più come una nuova tecnologia affidabile e valida; un successo partito da alcuni illuminati ricercatori, non uniformatisi al generale consenso che fino a pochi anni fa raccoglieva la difesa chimica. In seguito, grazie allo sviluppo sia dell'agricoltura biologica prima e della diffusione della lotta integrata poi, la lotta biologica ha progressivamente preso campo. Ora i Piani Nazionali d'Azione, una più corretta applicazione delle richieste della gdo, alla quale si combina un costo sempre più elevato per l'immissione in commercio dei mezzi convenzionali, oltre a una maggiore consapevolezza ambientale, pone il controllo biologico come una direzione quasi obbligatoria.
Sembra quindi doveroso ricordare, proprio alla luce di questi accadimenti, chi per anni si è battuto per introdurre questa tecnica nell'agricoltura italiana. Ci riferiamo a Giorgio Celli che, scomparso ormai da più di un anno, è stato un maestro per il settore.
Oggi sarebbe sicuramente soddisfatto nell'assistere alla conversione di numerosi soggetti e forse si sta divertendo guardandoci, orgoglioso che le sue premonizioni trovino applicazioni pratiche. Proprio lui, che era stato anche considerato solo un teorico se non un visionario.
* L'autore è di Biogard - Divisione di CBC Europe
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